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Quarant’anni fa, l’8 dicembre 1980, la morte di John Lennon sconvolse il mondo. “I Just Shot John Lennon”, ‘Ho appena sparato a John Lennon’ furono le poche parole pronunciate in tono freddo e cinico quel giorno da Mark David Chapman, l’assassino dell’ex Beatles. Un’intera generazione, cresciuta nutrendosi degli ideali di non violenza che ispirarono il suo album di maggior successo, ‘Imagine’ (1971), il cui singolo omonimo divenne un inno internazionale del pacifismo, si ritrovò orfana.Lennon aveva compiuto 40 anni solo due mesi prima, l’8 ottobre. Quella notte dell’8 dicembre del 1980 l’ex Beatles si trovava in compagnia della moglie Yoko Ono: i due stavano rientrando nel loro appartamento all’interno del Dakota Building, proprio di fronte a uno degli ingressi di Central Park sulla 72esima strada, dopo una giornata fitta di impegni.
Quella mattina la celebre fotografa di ritratti Annie Leibovitz era stata a casa della coppia per realizzare un servizio fotografico per la copertina di “Rolling Stone” e aveva scattato la celebre foto in cui Lennon completamente nudo in posizione fetale abbraccia e bacia la Ono, invece completamente vestita di nero.
Alle 22.50 circa Chapman si avvicinò all’ingresso del Dakota Building, aspettò che Lennon e Ono entrassero e poi tirò fuori una pistola calibro 38 e sparò cinque colpi: quattro raggiunsero John alla schiena, uno gli perforò l’aorta. L’artista riuscì a malapena a raggiungere, sanguinando, la guardiola della sicurezza e a pronunciare la frase “I was shot” (Mi hanno sparato) prima di perdere i sensi. Fu immediatamente portato da una pattuglia della polizia al Roosevelt Hospital, dove fu dichiarato morto alle 23.15. TGCOM
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