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CITTÀ DEL CAPO — C’è un tipo palestrato che prende il sole e che il giorno che smetterà di ingoiare le pillole che gli torniscono i muscoli lo troveranno sgonfio come un sacco di patate. Però oggi le ragazze in bikini guardano solo lui. E c’è Fabio Capello in camicia azzurra che con Franco Baldini sorseggia una bibita in compagnia di Marcello Lippi e di tutta la delegazione italiana. Il gruppetto ne sa una più del diavolo perché si è impossessato dell’unico spicchio d’ombra attorno alla piscina del Cullinan, l’hotel che attraversi la strada e sei al centro congressi dove stasera in collegamento interplanetario (ore 19 locali, le 18 in Italia) verranno sorteggiati gli 8 gironi dell’imminente Mondiale sudafricano (11 giugno-11 luglio).
C’è tutto il mondo del calcio che conta dalle parti di questa piscina. Guarda, quello è Oscar Washington Tabarez, che gran persona, peccato che al Milan sia passato come una meteora. E lì c’è Rodomir Antic, che dopo 30 anni trascorsi in Spagna adesso fa il c.t. della Serbia e dice: «In Italia ci vorrebbe un allenatore come me». Quelli della delegazione del Ghana quando vedono Capello sono convinti di avere avuto un miraggio: poi però vanno a stringergli la mano e gli lasciano il bigliettino da visita. Magari dopo l’esperienza con la nazionale inglese… «Non si sa mai» sogghigna don Fabio. Anche Lippi è scrutato come una divinità e porta in giro con naturale eleganza l’aureola di campione del mondo in carica: «Proveremo con tutte le nostre forze a vincere anche in Sudafrica — garantisce —. Questo Mondiale sarà più completo degli altri perché ci saranno tutte le nazionali che l’hanno conquistato almeno una volta. L’esperienza che abbiamo avuto qui a giugno, uno dei momenti meno felici della mia gestione, ci ha fatto capire che è difficile giocare in alta quota. Tecnicamente però non ha lasciato alcuno strascico perché chi ha vinto la Confederations non ha mai vinto il Mondiale. Il Trap? Da italiano mi dispiace. La possibilità che la Francia finisca nel nostro girone? Io commento quello che sarà, non quello che potrebbe essere».
Quello di oggi è il primo grande giorno di un evento speciale perché qui la storia del calcio si intreccia con le contraddizioni di un Paese che, rinnegato l’apartheid, insegue lentamente un’uguaglianza vera. Ieri i papaveri della Fifa si sono trasferiti a Robben Island, la prigione di Nelson Mandela e di tanti altri che la pensavano come lui, un viaggio simbolico sul traghetto ma il pallone non sempre campa di ideali. Difatti crescono i mugugni delle federazioni più importanti e ovviamente ci sono di mezzo i soldi. Il montepremi che le 32 finaliste si spartiranno l’anno prossimo sarà più ricco del 20 per cento di quello del Mondiale tedesco del 2006 ma adesso la Fifa punta a restringere i margini di manovra individuali a livello di marketing e, addirittura, lavora per una sorta di commissariamento della vendita dei biglietti. Ha così creato una propria agenzia ad hoc e, soprattutto, pretende che entro il 13 gennaio ogni Federazione fornisca l’elenco nominativo dei tifosi che si trasferiranno in Sudafrica per le partite mondiali. Tira aria di contestazione.
Nel tardo pomeriggio, c’è da scommetterci, saranno però tutti felici e contenti ad assistere allo show che accompagnerà il rituale del sorteggio. Per battere tutti i record non si è badato a spese: ci sono infatti volute 3.600 ore di manodopera e un anno di preparazione. Il palco su cui Carol Manana, una sorta di Milly Carlucci sudafricana, condurrà la serata, occupa una superficie di 4.800 metri quadri: vi sfileranno campioni dello sport (David Beckham, il mitico fondista Haile Gebrselassie, Makhaya Ntini, il primo nero nella squadra sudafricana di cricket, John Smit, capitano degli Springboks, e poi Platini, Beckenbauer, Eusebio, Milla) e fuoriclasse della politica come i premi Nobel per la pace Frederik de Klerk e Desmond Tutu. Nelson Mandela, 91 anni, invierà un videomessaggio. Jerome Valcke, segretario generale della Fifa, gestirà materialmente il sorteggio coadiuvato da un’assistente d’eccezione: Charlize Theron, l’attrice sudafricana vincitrice di un Oscar. Tutto sommato c’è di peggio nella vita.
Alberto Costa
CORRIERE.IT
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