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Carla Bruni torna a cantare

today12/06/2008

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«Non posso negare che la percezione di quest’album non sarà solo musicale, la critica rischia di essere offuscata, nel bene e nel male, dal fatto che sono la moglie del presidente della Repubblica», ha ammesso ieri Carla Bruni in un’intervista al settimanale Vsd. Il critico musicale del Figaro Bertrand Dicale, l’unico che ha ricevuto l’album con un anticipo di 40 giorni, non trattiene l’entusiasmo: «Disco perfettamente riuscito»; «Sortilegi di una voce fragile e intensa»; «Un scrittura musicale e poetica mai così sicura di sé»; «Un bell’album, di una bella maturità artistica ». Anche la direzione del giornale si è lasciata convincere dall’inconfondibile voce sussurrata, e ieri ha offerto l’apertura della prima pagina a Comme si de rien n’etait («Come se nulla fosse»), il terzo disco della prima dama di Francia, che in questa occasione si firma semplicemente Carla Bruni e non come ormai suo solito Bruni-Sarkozy (sarebbe stato decisamente meno rock).

A un primo ascolto, quindi, la nuova prova di Carla Bruni cantante — dopo il meritato successo di Quelq’un m’a dit e il mezzo fiasco di No Promises — è molto piaciuta. Il problema però, come dice l’autrice e come sottolinea anche il critico del Figaro, è che si tratta della première dame. E quindi, come non notare che l’anticipazione di un album che sarà nei negozi solo il 21 luglio viene pubblicata in esclusiva, e con enorme risalto, sul Figaro di Serge Dassault, imprenditore miliardario amico di Sarkozy che, incontrando per la prima volta la redazione nel 2004, raccomandò di diffondere «idee sane» perché «stiamo affondando per colpa delle idee disfattiste della sinistra »? Con la prima pagina di ieri, comincia così la difficile prova di equilibrismo a cui è chiamata tutta la stampa francese (e non solo). L’unica certezza è che alcuni testi si annunciano interessanti: c’è una canzone, Péché d’envie («Peccato di desiderio »), scritta assieme all’ex Raphaël Enthoven, padre di suo figlio Aurélien.

Un’altra ispirata alla Possibilità di un’isola, il romanzo di Michel Houellebecq. E poi la già famosa Tu es ma came, «Sei la mia droga», che prosegue rincarando Più mortale dell’eroina afghana / più pericoloso della cocaina colombiana (la Bruni ha già precisato che il testo venne scritto prima dell’incontro con Sarkozy). Accanto a una canzone che parla di dipendenza, ecco subito un inno alla libertà (la propria), su musica di Schumann; in Une enfant, la Bruni tiene a ricordare che Sono una bambina / Malgrado i miei quarant’anni / Malgrado i miei trenta amanti / Sono una bambina. Infine, una cover di Bob Dylan, You Belong To Me. Dopo il matrimonio lampo con il presidente della Repubblica, Carla Bruni aveva chiarito che non avrebbe abbandonato la carriera di cantante, e anzi avrebbe cercato di perseguirla «come se niente fosse», appunto. «Dal nostro incontro ho cercato di non tenere conto della pressione che mi circonda — ha aggiunto a Vsd —. Non mi preoccupo né delle buone né delle cattive ragioni che muovono molte persone ad aspettarmi al varco di quest’album. Ho dovuto proteggermi, ho realizzato il disco in una specie di bolla separata dal mondo esterno, immersa nel mio ambiente musicale ».
Composto da Freddy Koella alla chitarra, Denis Benarrosh alla batteria e Laurent Vernerey al basso, che hanno suonato in studio «in diretta», senza sovraincisioni, come fanno le buone band che sanno andare a tempo. Il fortunato Dicale, ancora incredulo per il privilegio di essere il primo recensore, giudica sinteticamente il disco «Meno America, più Francia e più Beatles », ma sul suo blog diventa pensoso: «Louis-Ferdinand Céline incarna all’estremo questo possibile dilemma tra l’ammirazione dell’opera e la riprovazione della traiettoria individuale. Senza avere abbracciato la più ignobile delle cause, e senza neppure avere lasciato alla sua epoca un’opera del peso di Viaggio al termine della notte, anche Carla Bruni diventa un soggetto di speculazione etico-artistica». Lei chiarisce la sua posizione, una volta per tutte, cantando: Che mi si maledica e che mi si condanni / A me non importa.

Written by: admin

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