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AD UN PASSO DAL MIRACOLO! PECCATO!

today16/04/2007

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Il campionato sta per chiudersi, l’Inter ha soltanto anticipato la vacanza ritornando per un’ora la squadra allegrotta e farfallona che faceva disperare i tifosi quelli, evidentemente poco vip, che non saranno invitati alla festa per lo scudetto e che hanno rischiato di arrabbiarsi due volte.

Per gli altri cambia poco con il 2-2 di ieri sera contro il Palermo. Se battono la Roma, mercoledì, i nerazzurri saranno comunque campioni d’Italia, altrimenti ci sarà da aspettare qualche giorno. Non tutte le partite possono girare storte come questa, un assedio con le catapulte spezzate finchè nel secondo tempo i campioni sono tornati al lavoro e hanno schiacciato i siciliani come si fa con una lattina vuota: erano in svantaggio di due gol e non ci stavano a perdere l’imbattibilità in campionato a tre partite dal compimento dell’anno. L’ultima sconfitta risale al 30 aprile del 2006, quando Materazzi segnò a Empoli un autogol da incorniciare. Cruz e Adriano hanno evitato l’affronto, nel finale abbiamo davvero pensato che la rimonta si sarebbe completata con il terzo gol, tante sono state le volte in cui l’Inter ci è arrivata vicino: la differenza tra lei e le altre è così manifesta che se si ripetesse l’anno prossimo bisognerebbe studiare un handicap da applicare con le squadre medie e piccole. Un po’ come è successo ieri a San Siro. L’Inter ha giocato, il Palermo ha razziato nel primo tempo e lo ha fatto bene, con intelligenza e una qualità tecnica che pensavamo si fosse persa con il match di andata quando la sconfitta in casa tolse all’ambiente rosanero ogni illusione di giocarsela per lo scudetto.

Nel momento in cui il Milan con la vittoria di Messina gli portava via per la prima volta il quarto posto, l’ultimo per entrare in Champions League, il Palermo ha provato a replicare. Il gol di Caracciolo dopo tre minuti gli ha facilitato la vita. Il resto l’ha fatto l’Inter che ha sprecato l’indicibile in attacco e ha concesso occasioni ai siciliani. Figo ha cantato e portato la croce, se è incappato in qualche stecca bisogna perdonargliela perché per un’ora il suo è stato un «one man show». Nel Palermo c’era la coralità degli scambi per sfuggire alla pressione nerazzurra e disporre il contropiede: la linea dei cinque a centrocampo funzionava meglio della ondeggiante cerniera interista dove ognuno andava un po’ per conto suo e Dacourt da nessuna parte. Simplicio, dopo tre minuti era liberissimo di tirare, con Caracciolo che sotto porta azzeccava la deviazione. Vabbè, si è pensato, un incidente di percorso. Invece i minuti confermavano la mala grazia dei prossimi campioni d’Italia. A parte una trattenuta piuttosto evidente di Cassani su Crespo, che avrebbe meritato il rigore al 17’, l’Inter non costruiva niente di davvero letale. Recuperava palloni a decine e altrettanti ne perdeva ai bordi dell’area o anche dentro. Il Palermo invece partiva in attacco poche volte ma sempre con cattiveria. Cassani rendeva dura la vita a Maicon e peccato per Guidolin che i piedi siano quelli che sono: comunque colpiva con forza il palo all’11 e al 45’ su un cross di Caracciolo bucato da tutti, proprio Cassani incespicava al momento del tiro a botta sicura.

Nel frattempo Julio Cesar aveva respinto miracolosamente la conclusione di Bresciano al 30’ e Caracciolo, ben sveglio, si vedeva annullare giustamente un gol al 36’ (spinta di Barzagli su Cruz). Il 2-0 arrivava pochi secondi prima dell’intervallo, lo segnava Zaccardo smarcato in area da Barzagli: due difensori che castigavano la difesa dell’Inter. La musica non cambiava nella ripresa, perché l’Inter macinava ancora. Erano altri gli interpreti. Mancini correggeva il centrocampo con Stankovic, potenziava l’attacco con una terza punta, Ibrahimovic. La massa di palloni recuperati dai nerazzurri annichiliva il Palermo, così su due cross del solito Figo dalla sinistra, prima Cruz (cui venivano annullati due gol) batteva in porta di testa accartocciandosi oltre Barzagli, poi lo imitava Adriano che nel primo tempo avrebbe meritato un ceffone e nel secondo conquistava gli applausi. Adesso la Roma. Per mettere il punto a una storia già finita.
LA STAMPA.IT

Written by: admin

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