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PALERMO – Il suo silenzio era dettato dalla delusione, dal dolore, ma soprattutto dalla preoccupazione, per quello che era accaduto a Catania, la sera del 2 febbraio, in occasione del derby fra i rossoazzurri e il Palermo. L’allenatore rosanero Francesco Guidolin si era chiuso in un lungo silenzio, che coincideva con il periodo di crisi della squadra, e che oggi ha deciso di interrompere per spiegarne i motivi, ma anche per commentare gli ultimi discussi episodi.
“Devo confessare – attacca Guidolin – che il mio silenzio di quest’ultimo periodo era legato a un momento personale che non aveva niente a che vedere con il lavoro o il Palermo. Devo ammettere che i fatti di Catania mi hanno turbato parecchio, per questo ho preferito rimanere zitto. La cosa che mi ha turbato particolarmente è stato il clima, che negli altri stadi d’Europa, non è paragonabile a quello che si respirava il 2 febbraio. Quella sera a Catania era davvero irrespirabile. Altrove può esserci un gruppo di teppisti che fa casino, ma l’aria è di un altro tipo”.
Guidolin, nella giornata delle ammissioni, sottolinea anche come non sia stato semplice “stare zitto dopo Messina”. “Capisco anche lo sfogo di Foschi – fa notare -, ma dobbiamo avere la forza di guardare dentro di noi”. Guidolin dice e non dice, ma soprattutto si contraddice. Respinge ogni ipotesi di complotto, poi però risale addirittura al 2005, quando tuonò, “un giorno vi rivelerò quello che penso in questo momento. Di certo ho strane sensazioni”, facendo riferimento a un rigore molto discusso, che regalò alla Sampdoria una vittoria sul Palermo ritenuta di fondamentale importanza nel cammino verso la Champions League.
A distanza di due anni, Guidolin dice: “Anche nel 2005 eravamo in lotta per la Champions, poi abbiamo visto quello che è successo. Dopo la partita di Messina qualche cattivo pensiero è venuto anche a me, poi ho pensato che bisogna avere fiducia. Io da dieci anni, cioè da quando faccio la A, non mi preoccupo mai di sapere chi è l’arbitro”.
Poi, Guidolin sposta il tiro sulla propria squadra: “Dobbiamo pensare a noi stessi e non agli arbitri – sottolinea -, non è vero che le cose, alla fine di un campionato si compensano, perché altrimenti in Italia non sarebbe successo quello che è successo. Considero i nostri arbitri bravi, penso che Ayroldi abbia avuto una brutta giornata a Messina e penso che il Palermo deve invece avere delle buone giornate, se vuole competere per traguardi importanti. Io ho grande fiducia nelle persone che guidano il calcio e penso in positivo”.
Complotto? No, grazie. Guidolin guarda oltre. “Io non sto parlando di complotto, abbiamo vissuto un certo tipo di esperienza e non si può negare l’amarezza – dice -. Gli errori non sono tutti uguali. Non c’è nessuna persecuzione nei nostri confronti”.
Non manca nemmeno una spruzzata di sana autocritica. “Non mi sono mai illuso di avere messo le mani sul preliminare di Champions – ammette -; era impensabile che certe squadre non andassero forte. Purtroppo, noi abbiamo rallentato la marcia proprio nel momento in cui le nostre antagoniste hanno cominciato a correre”.
La brusca frenata del Palermo non è da attribuire all’infortunio di Amauri, secondo Guidolin. “Non mi nasconderei dietro le assenze, siamo in un momento di difficoltà generale e sono convinto che un uomo soltanto non potrebbe risolvere i nostri problemi. Di certo, comunque, non abbiamo paura, sapevamo che sarebbe stato difficile andare in Champions”.
Domenica arriva la Fiorentina e il Palermo, che comunque ha già vinto all’andata per 3-2, trema. “La Fiorentina, al contrario del Palermo – spiega Guidolin – vive un momento molto positivo, è una squadra in salute, ha grande entusiasmo. Non è una sfida decisiva, quella di domenica, ma molto importante. A noi in questo momento manca sicuramente una vittoria in casa, conquistarla domenica sarebbe importante”.
Guidolin difende le sue ultime scelte e risponde seccamente a chi lo accusa di aver dato poco spazio agli ultimi acquisti del Palermo ovvero l’attaccante polacco Matusiak e il giovane uruguaiano Cavani: “Intorno a questi ragazzi c’è un’attesa esagerata. Quando nella partita contro il Milan ho fatto cominciare a scaldare Matusiak si è levato allo stadio Barbera un grande boato, come se stesse per entrare in campo il pallone d’oro. So benissimo che in queste situazioni tutto si può rivoltare contro, ci vuole equilibrio nell’inserimento dei nuovi. Matusiak non è ancora pronto per il campionato italiano e queste considerazioni influiranno anche sulle scelte di domenica prossima”.
Poi l’allenatore commenta i tafferugli di Valencia: “Ho provato grande amarezza per quello che è successo in Spagna. Non posso certo fare il censore, perché le persone sono responsabili di quello che fanno. Anch’io posso arrabbiarmi, quando sono in panchina, ma cerco di non lasciarmi mai andare. Questo non deve mai accadere”.
“E’ stata magnifica l’impresa della Roma a Lione – aggiunge il tecnico rosanero -. Quella giallorossa è una grande squadra, una bellissima realtà, faccio gli auguri e i complimenti a Luciano Spalletti, che è riuscito a portare all’estero una bella immagine del calcio italiano. Quando la Roma è al completo può battere chiunque”.
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