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MONICA BELLUCCI: “ITALIANE SVEGLIATEVI”

today18/10/2006 2

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L’ultima volta che Monica Bellucci è intervenuta pubblicamente in una questione interna italiana è stato due anni fa, ai tempi dell’approvazione della legge 40/2004 per la fecondazione assistita, da lei ritenuta «coercitiva e iniqua». Come finì quella battaglia si sa bene, o forse non si ricorda neppure, visto il velo di silenzio che è calato sull’assunto, come se i problemi di infertilità fossero miracolosamente scomparsi. Il referendum del giugno 2005 non raggiunse il quorum e di fecondazione praticamente non si parla più. In questi due anni nella vita della Bellucci è successo invece di tutto: è nata sua figlia Deva, che ha compiuto due anni in settembre, lei ha fatto la madrina al festival di Cannes, ha girato un film dopo l’altro: la settimana scorsa alla festa di Roma ne sono stati presentati due, N di Paolo Virzì, nelle sale da pochi giorni e Le concile de pierre di Guillaume Nicloux. Anche i fotografi, oltre che i registi, continuano a cercarla, come dimostrano le foto di questo servizio, opera di Gérard Rancinan che l’ha scelta, insieme a un gruppo di altre, per realizzare un suo personalissimo omaggio al cinquantesimo anniversario del film culto di Roger Vadim, E Dio creò la donna.
Però la Bellucci, a distanza un anno dal fallimento del referendum, non si da pace, né dell’esito di quella battaglia, né del silenzio che l’ha seguita. Anzi. Basta domandarle cosa crede sia cambiato nei cinquant’anni passati dal celebre film con Brigitte Bardot, per risvegliare l’animo più battagliero dell’ex ragazza di Città di Castello. Le parole per dirlo, alla Bellucci vengono fuori come un fiume in piena, a cominciare da «femminista» che per taluni è peggio di una parolaccia. «La donna ci ha certo guadagnato in questi 50 anni, ma c’è ancora moltissimo da fare: il vero problema è che non ha guadagnato abbastanza. Parlo da donna, da femminista e da chi crede profondamente nella differenza tra uomo e donna. Vive la difference!, non dimentichiamo che la nostra forza è la possibilità di fare i figli. Ricordate donne, non c’è niente che non possiamo fare. Invece vedo silenzio, rassegnazione. Bisognerebbe tornare in piazza, farsi sentire. Siamo in una società dove il maschio è tuttora dominante, la simbologia, il linguaggio sono declinati al maschile, non parliamo delle priorità dei politici».
Lei una proposta ce l’avrebbe. «Una delle cose più urgenti sarebbe un intervento concreto per riconoscere i diritti delle donne che stanno in casa. Chi si occupa della casa, della famiglia dovrebbe avere uno stipendio, come noi che lavoriamo fuori casa. Fa la cuoca, la babysitter, le pulizie, gestisce la casa, i figli etc. e nessuno le riconosce nulla. Intendiamoci, so bene di essere una privilegiata, io posso permettere un aiuto, ho una baby sitter per Deva, faccio un lavoro bellissimo, guadagno bene. Ma capisco che le donne possano diventare pazze, alle prese con i problemi di tutti i giorni. Si parla tanto di depressione, leggo storie di depressione postparto, ma sono convinta che in molti casi si tratti di una disperazione che nasce dalla solitudine, solitudine di donne che devono affrontare la quotidianità senza sostegni. Un tempo le donne lavoravano moltissimo, ma potevano contare su famiglie forti, numerose, si dava per scontato che le donne non sposate aiutassero le parenti sposate e con figli. Oggi le donne sono sole. Ci rendiamo conto di quanta energia in più deve avere una donna rispetto a un uomo? I pochi aiuti sociali non bastano. La donna che sta a casa ha lavorato per la società, lo Stato deve riconoscerle stipendio e pensione».
Ho studiato marchigiano
Non è difficile capire perché Monica Bellucci se ne sia andata dall’Italia, un paese che elegge con gioia maschia e fanciullesca La pupa e il secchione come programma tv di riferimento. Lei con quella faccia e quel fisico, bella di una bellezza quasi inverosimile, perfetto assemblaggio di parti perfette: labbra, occhi, naso, gambe, seno, capelli, doveva fare la pupa, muta e sorridente. Invece, dopo una carriera da modella, è riuscita, al contrario di altre bellissime come Claudia Schiffer e Elle MacPherson, a farsi scrivere nelle biografie alla voce mestiere l’agognata parola «attrice», senza peraltro farla tanto lunga («Devo ringraziare i registi che mi fanno lavorare tanto: anche un somaro imparerebbe»). In poco più di dieci anni ha collezionato registi celebrati e non ha mai rinnegato la sua esperienza con i Vanzina: («I mitici?Adoro quel film, uno dei mie primi, lo considero il mio primo vero ruolo da attrice: ho dovuto studiare l’accento marchigiano»).
La prostituta e i pannolini
In più ha anche una vita privata assai soddisfacente. Non paga di aver conquistato uno degli ultimi bei tenebrosi sulla piazza, Vincent Cassel, provocando i brividi nelle mamme delle sue coetanee ancora sensibili al fascino del suocero Jean-Pierre Cassel, è riuscita anche a farci una figlia, Deva, che si suppone bellissima e destinata a vita altrettanto appagante. Se ciò non bastasse, vale la pena di ricordare che nei mesi scorsi, per esigenze di scena, Monica Bellucci si è buttata nelle solide braccia di Clive Owen, l’etero più desiderato del momento, in Shoot ’Em Up, una specie di miscela tra film d’azione e soft-core dove Monica interpreta una prostituta italiana specializzata nel soddisfare i desideri di clienti dall’edipo problematico nostalgici di pannolini e latte materno. Accetta di lavorare in film dove può portarsi dietro la bimba, vive tra Londra e Parigi con rare puntate in Italia e si gode le gioie di una maternità molto desiderata. «Con la nascita di Deva ho scoperto cose strane, la sentivo crescere dal mio corpo con una potenza inaspettata. Non l’ho chiamato Bellucci di cognome ma solo Cassel per riconoscere uno spazio anche a lui. La maternità è talmente una cosa da femmine che è giusto dare il nome del padre, è un modo per riconoscere la sua esistenza».
La Chioccia e la piazza
Se le chiedi che tipo di madre è la risposta è netta. «Hai presente la classica madre italiana e la classica madre ebrea? Ecco, io sono peggio di tutte e due messe insieme, una chioccia terrificante. Le mie amiche sono molto sorprese, non se l’aspettavano, sono un po’ invidiose e un po’ affascinate da questo rapporto così istintivo con mia figlia». Da bambina ha ricevuto un’educazione cattolica. Deva, invece, non è stata battezzata: «Non rinnego affatto l’educazione che ho avuto, ma credo che la religione sia una questione strettamente privata e adulta, sarà lei a scegliere quando sentirà che è arrivato il momento. In Italia la religione è imposta: io sono andata a scuola e avevo il crocifisso davanti alla faccia. Ora si può scegliere di esonerare i figli dall’insegnamento religioso, che però viene impartito fin dalla scuola materna. Non credo che possa essere una materia scolastica. Mi sembra – e il referendum sulla fecondazione me lo dimostra, sospetto sia stato il primo passo per tornare indietro sull’aborto – che qui si continui a fare un uso politico della religione». Non è un caso se una delle sue politiche di riferimento sia una laica. «Mi piace molto Emma Bonino per quello che è stata capace di esprimere a livello internazionale. Le donne in politica sono troppo poche, e quelle poche seguono un’agenda stabilita dai colleghi maschi. Ho molto rispetto per chi sceglie di fare politica, ci vuole coraggio, si va in territori in cui anche se vali di più stai un passo indietro ai maschi. L’ho detto, le donne sono stufe facciamoci sentire. Se no, a forza di stare zitte, torniamo a cinquant’anni fa».
DA CORRIERE.IT

Written by: admin

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