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Benigni e l’Unità d’Italia

today18/02/2011 2

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Viva l’Italia”. Entra a cavallo Benigni (“Come addomesticano i cavalli a Sanremo…”), molto garibaldino, e inzia la sua attesa esegesi dell’Inno di Mameli: “Siamo qui per parlare solo dell’inno. Si festeggiano 150 anni dell’Italia e i 160 di Sanremo: Garibaldi, Bixio, Mazzini, Andreotti… Tutto il mondo ci ride dietro per questo fatto: ancora Sanremo con Morandi? Barbarossa è qui per Bossi: par condicio. 150 anni per una nazione, che cosa sono? E’ una minorenne.Silvio Pellico, chi se lo ricorda Le mie prigioni, uno dei libri patri? Prima di trovare un altro Silvio che scrive un libro così… Si diceva, Mameli…Tutto parte da Sanremo: Gigliola Cinquetti quando cantava Non ho l’età, era la nipote di Pippo Baudo… ”

Tracima Banigni e fa di tutto per guadagnarsi il compenso che tanto ha fatto arrabbiare Borghezio. “Mazzini, Garibaldi e Cavour entrati in politica e poi usciti più poveri di prima. Questi sì che sono politici. L’Italia è il primo paese dove è nata prima la cultura della nazione”.

Inquadrano Mazzi con la faccia nerissima: se ne accorge e inizia a applaudire. Forse l’intervento di Benigni non glio sembra da “Oscar” come si era augurato? Non è stato invece inquadrato il dg Masi mentre il comico infieriva: “Spero non arrivi una telefonata: in Italia sono in due a telefonare, uno è qui in sala”.

“Viviamo in un paese memorabile: siate felici e se qualche volta la felicità si scorda di voi, voi non scordatevi di lei. E se è cara non è di buona qualità”. Una storia di giovani e di povera gente il Risorgimento, dice Benigni che chiude con l’inno in versione crooner.

E il regista Duccio Forzano, solo alla fine, ci mostra Masi che, sollevato, applaude.

Meno riuscito il siparietto di Elisabetta Canalis in versione emigrante: “Sono fiera di essere italiana, anche se vivo lontana dal mio paese”. Della serie: fuga dei cervelli.

corriere.it

Written by: admin

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