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Claudia Schiffer: «Amo e sono fedele»

today30/10/2008

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Icona degli anni ’80, ritratto della salute e della brava ragazza, Claudia Schiffer, alla soglia dei quaranta, si posiziona tra le testimonial più pagate del momento. L’anti-Naomi, tutta casa e set, difende (invidiata) la quasi banale vita di coppia e di brava mamma di famiglia. Scarsissima fonte di reddito per i paparazzi, ha più volte dichiarato sincera: «Mi piace l’idea di essere felice con un uomo solo». E la fedeltà coniugale regala di questi tempi (e non solo alle celebrities) serenità, stabilità economica e investimento sicuro. Una storia, quella della modella tedesca che non sembra solo strappata dalle pagine dei fratelli Grimm: «I miei genitori hanno preteso che finissi gli studi – ci racconta seduta all’Harry’s Bar a Venezia -. Credo che in parte sia stata la mia fortuna, perché quando poi ho iniziato a lavorare avevo una maggiore consapevolezza di quello che ero». Consapevolezza che la modella-manager ha trasformato in capacità di gestire un matrimonio felice, un patrimonio milionario e nel lusso di far notizia parlando di torte e asili mentre firma ancora contratti da top (quest’inverno è testimonial di Ferragamo e Chanel).
Claudia Schiffer, scoperta adolescente, finì, costretta dai suoi genitori, il liceo, debuttò a maturità raggiunta, nel 1987, con l’agenzia di modelle Metropolitan (il suo primo servizio fotografico fu una campagna di lingerie), e divenne celebre nel 1989 come volto e body per Guess. Da allora, è stato un crescendo. Di popolarità e fatturato. Un investimento oculato, dunque, quello di mamma Gudrun, che al soldo facile preferì un diploma e un maggior equilibrio per la piccola futura miniera d’oro. Una vita fatta di regole che oggi si trasmette con il dna in casa Schiffer: «Sono una madre severa – ama dichiarare la modella tedesca -. Caspar e Clementine, vanno a dormire e si alzano sempre alla stessa ora. La disciplina fa bene ai bambini, li fa sentire al sicuro, tranquilli». Di certo non hanno molto di cui preoccuparsi, vista la famiglia in cui sono capitati, «Ma, le assicuro, crescono come bambini normali. Ed è per questo che ho rinunciato e rinuncio ai film. Non tollero l’idea di farli allevare da una tata».

Incontriamo Claudia Schiffer a Venezia, all’Harry’s Bar, nel suo ruolo ormai collaudato di celeb. Al pranzo con i giornalisti Claudia Schiffer arriva fashionably late. Dove fashionably, significa con oltre un’ora di ritardo. Indossa un abito-peplo in jersey al ginocchio, con maniche a pipistrello, che le accarezza le forme. Occhiali da sole tondi anni Sessanta color marrone e una pochette bianca. Poco trucco, solo un velo di cipria traslucida e un po’ di rosa pesca sulle guance. La sua pelle, bianchissima e liscia, è già bella così. Emana luce. Una visione di assoluta leggerezza cui fanno da contrasto un paio di sandali di cuoio molto scuri e col tacco grosso, pesantemente intrecciati fino alla caviglia. Le mani, affusolate e con unghie rosa pallido, hanno vene sporgenti e ossa pronunciate. Al polso, unico gioiello oltre la fede, il WatchCouture, di cui l’ex modella tedesca è testimonial. Un orologio di diamanti e oro bianco disegnato da Alberta Ferretti e Caroline Gruosi-Scheufele per Chopard, montato su un nastro rosa pelle di satin. Vale oltre 300mila euro ed è guardato a vista da una guardia del corpo della maison svizzera. Un gioiello che sarà battuto all’asta ai Golden Globes, in gennaio, in favore dell’Amfar, per la ricerca contro l’Aids.

Per più di mezz’ora non dice una parola. Si limita a sorridere. Una mano sul fianco, si concede ai fotografi appoggiata a una delle piccole finestre da cui si vede tutta la laguna. Scosta con grazia i capelli biondi che le coprono il viso, muove delicatamente le gambe, intreccia le caviglie. Anni di passerelle lasciano il segno. La invitano a sedersi. Chiede un carpaccio di salmone e ci fa spremere sopra un limone intero. Mastica ogni boccone almeno venti volte, assaggia un gamberetto dal risotto dell’amica che l’accompagna e glissa su pappardelle, zabaione e perfino sulla celebre variante della Sacher inventata da Cipriani. Forse perché, arrivata in albergo a Palazzo Barbarigo, aveva subito ordinato uova alla coque. Ai cronisti ripete, un po’ annoiata ma paziente: «Venice is wonderful, ogni volta che ci torno mi sento come una principessa delle fiabe». Scontato. S’illumina solo quando le chiediamo dei bambini, Caspar Matthew e Clementine de Vere Drummond, cinque e quattro anni, avuti dal produttore Matthew Vaughn. L’ha sposato sei anni fa nel villaggio inglese di Shimpling. Vivono insieme a Londra.

«Li accompagno io stessa ai compleanni dei compagni di scuola» dice con entusiasmo «e confeziono da sola i costumi per le feste in maschera. Caspar adora travestirsi da pirata, Clementine è buffissima truccata da clown. Insieme scelgono un regalo, mai troppo costoso, da portare al festeggiato, e preparano i biscotti o un dessert. Il ciambellone, il crumble, i muffin di carote. La torta di mele o la crostata di ciliegie. Caspar, che è più grande, mi aiuta, mentre Clementine, più vivace, si diverte a spargere ovunque la farina. Tanto poi puliamo tutto». E spiega: «Voglio che facciano una vita il più possibile uguale a quella degli altri bambini, per non sentirsi diversi e isolati». L’asilo l’ha scelto con il passaparola e documentandosi su Internet. «E sa una cosa? Da quando i bimbi vanno a scuola le conoscenze mie e di Matthew sono triplicate. Spesso la mattina mi fermo a chiacchierare con le altre mamme, a volte andiamo a bere una tazza di caffè. Poi, quando torno a prenderli, sulla strada di casa cantiamo le canzoncine».

D’accordo, ma che fa quando non sta con i bambini? «Leggo. Di tutto. Vado a cavallo, dipingo, gioco a tennis, faccio shopping su Amazon e eBay. Ma soprattutto lavoro. Perché quando sono a casa il mio tempo è tutto per loro. Prima che nascessero, per esempio, non avevo un orario fisso per la sveglia. Ora invece mi alzo sempre molto presto. Per questo l’idea di avere un terzo figlio in un certo senso mi spaventa. Significherebbe dividere per tre il tempo che adesso posso dedicare a due». Una vita normalissima, insomma. Persino un po’ banale. Una giornata scandita dai ritmi dei bambini. «È per stare con loro che rifiuto ogni film che mi viene offerto. Fare l’attrice vorrebbe dire abbandonarli per lunghi periodi, e io non sono così egoista. Il mondo della moda si coniuga meglio con i miei impegni di mamma. Anche perché mio marito un po’ mi aiuta quando è a casa, ma spesso non c’è. E io non voglio che, come succede a tanti figli di donne famose, i miei scambino la tata per la madre»

Anche i suoi gusti, osserva, sono cambiati da quando ha avuto Caspar e Clementine. «Prima adoravo i film di gangster. Mi piacciono ancora, ma oggi mi ritrovo più spesso a vedere Mary Poppins e Tutti insieme appassionatamente». Ma affiorano già le ansie da madre: «Spero che Clementine non si sviluppi in altezza troppo presto, anche se oggi le ragazze sono sempre più slanciate. Io da piccola ero una stangona. A scuola venivo sempre presa in giro e questo mi ha resa molto timida. Si sa, i bambini possono essere crudeli. Certe volte volevo solo scomparire». L’intervista è finita, Claudia Schiffer deve andare. Al molo però, invece di salire sulla lancia di Ferretti, con fare deciso si dirige verso il vaporetto pubblico, portando lo scompiglio fra i turisti. Mentre i fotografi la inseguono, tra i bodyguard scoppia il panico. Un’amica l’aiuta a ritrovare la strada. Claudia sorride, saluta con la mano e leggera com’era arrivata, se ne va. In agenda: servizi fotografici, apparizioni e, tornata a Londra, un marito che la ama.

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Written by: admin

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