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SEMPRE LUI! FA 13 IN NAZIONALE!

today29/03/2007

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Bari – Nell’astronave progettata da Renzo Piano le bandierine tricolori sventolano come nelle notti magiche di Italia ’90 e l’entusiasmo dei nostri tifosi cancella l’urlo dei cinquemila scozzesi che occupano la curva Sud. Ed è lecito chiedersi come si deve sentire Roberto Donadoni quando — alla lettura delle formazioni — i più applauditi sono proprio due che ha spedito in panchina: Andrea Pirlo e Alessandro Del Piero (Alex riceve un’altra ovazione quando entra al 21′ della ripresa). Nello spogliatoio, poi, è da poco arrivata la notizia della vittoria dell’Ucraina sulla Lituania.

La serata più delicata del «Dunadun» comincia male, ma si colora in fretta d’azzurro. Ci pensa Toni a far passare il batticuore al suo allenatore: l’implacabile doppietta del centravanti sposta gli equilibri di una partita alla vigilia eccessivamente temuta e consente all’Italia di portare a casa la terza vittoria consecutiva. Toni festeggia il primo gol facendo ruotare la mano intorno all’orecchio, Donadoni invece schizza fuori dalla panchina, gonfia il petto e mostra il pugno. Lo fa proprio sotto gli occhi di Giancarlo Abete, l’uomo che per primo lo ha messo in discussione e che lunedì diventerà presidente federale.

Il 2-0, nel cuore del secondo tempo, vale un sorriso che cancella la preoccupazione del tecnico azzurro.«Ma non c’erano fantasmi da scacciare — dice ai microfoni Rai alla fine della partita —. I ragazzi hanno dato la risposta che era giusto dare, il resto sono chiacchiere che non mi interessano. Io sono felice per questi ragazzi: solo loro contano». E quando gli nominano Del Piero, pronto a entrare dalla panchina, Donadoni sorride: «Quando hai a che fare con ragazzi del genere, le risposte vengono da sole». La vittoria è un’ampolla di ossigeno dopo dieci giorni di fuoco e polemiche. Lo conferma anche Rino Gattuso: «Ci tenevamo tanto. Il mister questa settimana è stato massacrato. Ci abbiamo messo tutto quel che avevamo per dargli una mano. Stiamo solo pagando i due punti persi con la Lituania, ma di certo, visto anche il gioco che abbiamo prodotto, non direi proprio che il lavoro di Donadoni è da buttare».

Il gruppo è unito, almeno questo è certo. Anche Luca Toni lo conferma: «Siamo un bel gruppo, abbiamo una voglia matta di andare agli Europei: stiamo recuperando terreno». Donadoni è un bergamasco cocciuto, che si macera dentro, ma i suoi pensieri sono affollati quasi come i suoi silenzi. Spinelli è un presidente mangia allenatori, ma Livorno è una passeggiata di salute in confronto alla nazionale. Per sopportare la pressione ci vogliono spalle larghe, una buona dose d’esperienza e la forza di ancorarsi alle proprie convinzioni. «Per la verità — aggiunge Donadoni — credo che basterebbe avere un po’ di memoria storica; questa squadra ha vinto con Georgia e Ucraina, perso con la Francia e pareggiato con la Lituania in una partita che meritava di vincere. Ma siamo destinati a dimenticare presto quello che facciamo. Non fa niente, godiamoci almeno questa vittoria».In un Paese di 50 milioni di commissari tecnici, quello vero è per forza al centro del mirino. Tanto più se eredita una squadra campione del mondo e si deve misurare con il fantasma di un collega, Marcello Lippi, la cui incidenza sullo straordinario risultato in Germania è stata notevolissima.

Donadoni in questa settimana delicatissima si è tuffato nel lavoro sul campo e così ha fatto nella notte più delicata della sua giovane vita azzurra. Pensare soltanto alla partita, perché tutto il resto non conta. Studiare come dare scacco matto alla Scozia, centrare la terza vittoria consecutiva, accorciare la classifica, allentare la fortissima pressione che si è inevitabilmente venuta a creare dopo il deludente pareggio casalingo con la Lituania e la sconfitta contro la Francia nella rivincita del Mondiale. Ma perdere a Parigi, andava messo in preventivo. Forse lo aveva fatto anche lui. A Napoli, invece, bisognava vincere. Perché sono quei due punti maledetti che fanno la differenza nel girone. «Infatti adesso con quella vittoria saremmo qui a dire tutt’altro», puntualizza il c.t.I tre punti con la Scozia serviranno a riportare un briciolo di serenità, ma solo fino alla prossima partita. Dopo lo sciagurato inizio siamo costretti a inseguire.

Non saranno più problemi di Luca Pancalli, che ieri ha vissuto «l’ultima partita della nazionale come commissario straordinario della Figc: forse lascio con un po’ di rimpianto, ma sono stati sei mesi di lavoro intenso e duro, con grandi sacrifici e momenti difficili. Ho svolto il mio compito, ma adesso è giusto che la Federazione proceda verso elezioni che le potranno dare un governo democraticamente eletto». Al fianco di Pancalli, in tribuna, c’era il presidente della Lega Calcio, Antonio Matarrese, barese doc: «A Bari ci sono sempre state feste per la nazionale: dedichiamo questa serata al commissario Pancalli».
CORRIERE.IT

Written by: admin

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