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PORT-AU-PRINCE
Quarto giorno dell’anno zero ad Haiti, come scrivono quei pochi che oramai riescono ad accedere ad internet sull’isola, e terza notte passata all’aperto per migliaia di sopravvissuti, mentre cresce la rabbia per il ritardo nei soccorsi e la carenza di coordinamento da parte delle autorità locali.
Identificata anche la prima vittima italiana, Gigiola Martino, 70 anni, nata a Port-au-Prince «conosciutissima nella comunità francese ed haitiana: era una delle ultime italiane di Haiti. Un italiana vera che continuava a parlare la lingua di Dante», ha scritto il quotidiano online La Gente d’Italia.
Nella capitale, dai cumuli di macerie si levano ancora lamenti, voci e rumori. Un filo di speranza che arriva anche dall’Hotel Christopher di Port-au-Prince, lo stesso dove si teme siano rimasti intrappolati due italiani: una equipe di soccorso filippina (l’albergo era sede della missione Onu Minustah, circa 200 gli uomini di Manila schierati) ha riferito di aver udito lamenti e rumori provenire da sotto le macerie dell’edificio distrutto. «Manca tutto, acqua, cibo, carburante», scrivono su Twitter i vari Carel Pedre, Troy e Tara Livesay, Frederic Dupoux.
I twit da Haiti sono ripresi ieri nella tarda serata italiana: i protagonisti temono che la carenza di carburante possa spegnere la finestra telematica che hanno aperto con il mondo. «I distributori sono tutti chiusi», scrive Darryltkps. E sale la rabbia tra la popolazione: esasperati per i ritardi negli aiuti, gruppi di superstiti hanno eretto a Port-au-Prince blocchi stradali utilizzando anche i cadaveri delle vittime del sisma, come riferito da Shaul Schwartz, un fotografo del settimanale americano Time. Il mantenimento dell’ordine pubblico è indispensabile per coordinare la macchina degli aiuti, sottolineano i soccorritori, per i quali le prossime 24-48 ore sono decisive per impedire una catastrofe umanitaria legata alle epidemie.
L’Italia potrebbe concorrere agli aiuti anche con una nave militare, ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che presenterà oggi la proposta al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il coordinamento degli aiuti è stato anche al centro dell’incontro tra il presidente haitiano Renee Preval ed il suo collega dominicano, Leonel Fernandez. Intanto, l’ex presidente di Haiti, Jean Bertrand Aristide, che vive in esilio in Sudafrica, si è detto pronto a tornare nel suo paese per «portare aiuto alla ricostruzione» dopo il devastante terremoto. Un annuncio che rischia di creare ulteriore instabilità in un Paese che non c’è più.
Dopo l’identificazione della prima vittima italiana, resta la paura per diverse decine di connazionali che mancano ancora all’appello. Intanto, nel caos e tra mille difficoltà logistiche, cominciano ad arrivare i primi aiuti. Un volo dell’Unicef ha portato beni di prima necessità: l’organizzazione ha anche distribuito 2.500 kit contenenti utensili per cucinare e 5mila sacchetti d`acqua da un litro. Un aereo cargo di Medici senza Frontiere ha scaricato materiale sanitario, coperte, teli, set da cucina, tende. I bambini, ha detto Gareth Owen, responsabile delle emergenze per l’ong, «sono in stato di shock e di pericolo: molti di loro sono diventati orfani o sono stati feriti. Hanno bisogno di essere accuditi in fretta. Migliaia non hanno più notizie della loro famiglia e dei loro amici. Ormai non possono contare che su se stessi per sopravvivere».
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Written by: admin
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