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Haiti, almeno 140 mila morti

today16/01/2010 2

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PORT-AU-PRINCE – Almeno 140 mila morti (40 mila quelli già seppelliti o ammassati in attesa di sepoltura), non meno di 250 mila feriti e 1,5 milioni di senza tetto, secondo la stima di ciò che resta del governo haitiano. Morti ovunque. Devastazione. Dolore. Aiuti a rilento. Proteste, saccheggi e un pericoloso vuoto di potere. Nelle strade della capitale di Haiti regna il caso e ci sono gruppi armati di machete che si muovono dettando la legge del più forte nel cercare di accaparrarsi quanto si può: cibo, acqua, vestiti. A tre giorni dal devastante terremoto che ha colpito Haiti radendo al suolo la capitale Port-au-Prince, i primi soccorritori – sabato arriva il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, per accertarsi di persona della situazione – arrivati sull’isola caraibica si sono trovati di fronte scene agghiaccianti. «Mancano acqua potabile e cibo, le vittime sono ammassate in strada», racconta all’Ansa l’ambasciatore di Haiti a Roma, Geri Benoit. È ancora troppo presto per tracciare un bilancio della tragedia. Lla Panamerican Health Organization, il braccio americano dell’Organizzazione mondiale della sanità, stima sull’isola caraibica ci siano tra i 50 e i 100 mila morti, ma si teme che le vittime possano essere alcune centinaia di migliaia. Secondo quanto riferisce l’Onu, sono circa 3,5 milioni e mezzo le persone che vivono nelle zone interessate dal sisma. I senzatetto a Port-au-Prince, dove il sisma ha distrutto il 20 per cento degli edifici, sono almeno 300 mila. Le squadre di ricerca e di soccorso scavano alla ricerca di superstiti: 23 sono stati ritrovati sotto le macerie dell’Hotel Montana. La situazione sicurezza è comunque «buona», assicura il ministro della Difesa degli Stati Uniti Robert Gates. E il Pentagono annuncia che più di 9 mila soldati americani giungeranno ad Haiti entro lunedì, per assistere i terremotati e prevenire eventuali disordini.

Audio – Qui migliaia di fantasmi in strada in cerca di cibo e soccorso dall’inviato Paolo Valentino

Multimedia – Le foto, i video e gli audio che raccontano la tragedia di Haiti

Il sorriso di Claude

TRA LE MACERIE – Nella capitale si tenta – tra mille difficoltà – di dare assistenza ai feriti (guarda il video). I soccorritori hanno ritrovato 23 superstiti sotto le rovine dell’hotel Montana, dove risiedevano la maggior parte dei funzionari internazionali in missione ad Haiti. «Li abbiamo ritrovati durante la notte», ha detto l’inviato della presidenza cilena sull’isola, Juan Gabriel Valdes, a Radio Cooperativa. Tra i superstiti c’è di sicuro un americano, Richard Santos. «Ho passato 50 ore là dentro, 50 ore», ha urlato l’uomo uscendo dai resti dell’edificio In quel che resta dell’albergo continuano a lavorare le squadre di soccorso di diversi Paesi. Al momento invece non risulterebbero italiani tra le vittime del crollo dell’Hotel Montana Come nel caso del’americano Santos, anche Kelly Bastien, presidente del Senato di Haiti, è stato ritrovato vivo sotto i resti del Parlamento. «È un miracolo» ha dichiarato dopo essere rimasto intrappolato per ore sotto le macerie del suo ufficio. Diversi ministri ed esponenti politici hanno però perso la vita nel sisma. Secondo l’ambasciatore di Haiti a Berlino, Jean-Robert Saget, tra le vittime ci sono il titolare della Giustizia, Paul Denis, e l’esponente dell’opposizione Michel Gaillard.

Haiti, il caos dopo l’inferno

SOCCORSI – Gli aiuti cominciano intanto ad arrivare. Un volo dell’Unicef ha portato beni di prima necessità: l’organizzazione ha anche distribuito 2.500 kit contenenti utensili per cucinare e 5 mila sacchetti d’acqua da un litro. Un aereo cargo di Medici senza Frontiere ha scaricato materiale sanitario, coperte, teli, set da cucina, tende. «Il livello di devastazione diHaiti non ha precedenti e le perdite registrate sono strazianti», ha affermato Barack Obama. Il presidente americano, alle prese con la prima massiccia emergenza umanitaria della sua amministrazione, ha ordinato giovedì l’invio immediato di oltre 5.500 militari e di una flotta di navi militari. Sabato il presidente Usa incontrerà l’ex presidente e inviato dell’Onu Bill Clinton, e George W. Bush per discutere del loro ruolo nella ricostruzione di Haiti. I soldati Usa già arrivati sull’isola hanno preso il controllo dell’aeroporto di Port-au-Prince e stanno regolando il traffico nello scalo per garantire un ordinato arrivo degli aiuti. I primi sono stati distribuiti nella tarda mattinata haitiana. Tra l’altro, la Casa Bianca annuncia che Cuba ha accettato di aprire il proprio spazio aereo agli Usa per evacuare dalla base di Guantanamo le vittime del sisma. Dal suo esilio in Sudafrica l’ex presidente di Haiti, Jean Bertrand Aristide, si è detto pronto a tornare nel suo paese per «portare aiuto alla ricostruzione». E mentre la Farnesina è al lavoro per cercare di rintracciare le decine di italiani che mancano ancora all’appello, sul fronte degli aiuti si muove anche il nostro governo: «Ad Haiti siamo stati come forze armate i primi a partire con un ospedale da campo», ha detto il ministro delle Difesa, Ignazio La Russa, intervenendo alla trasmissione Mattino 5 . Successivamente, ad Affaritaliani.it, ha affermato che è caduta l’ipotesi di inviare una nave della Marina militare, la cui idea era stata avanzata dalle Froze armate brasiliani: «Le navi ci metterebbero 15-20 giorni, a seconda del tipo. Ma i soccorsi americani e dei Paesi vicini sarebbero già stati più utili di quanto potremmo fare noi».

VIA TERRA – I primi a passare all’alba la frontiera tra Repubblica Dominicana e Haiti sono stati i soldati di Rafael Delapena, il capo delle forze armate dominicane, che sta coordinando assieme ai suoi colleghi haitiani i primi aiuti via terra diretti a Port-au-Prince. Con il convoglio di aiuti ci sono numerose auto affittate dai giornalisti e una lunga colonna di volontari di tutto il mondo. Oltre a medicine, macchinari sanitari, nei loro convogli portano acqua e benzina, i due beni di prima necessità che scarseggiano nella capitale che dista dalla frontiera circa 28 chilometri di strada tutta dissestata e a curve continue.

CAOS – La gente però è esasperata e alcuni imprecano contro Obama che non li avrebbe aiutati. I medici dell’ospedale Argentino di Port-au-Prince hanno assistito in queste ore a «scene terrificanti, per esempio bambini e anziani abbandonati davanti all’ingresso dell’ospedale». Molti circolano con un fazzoletto davanti alla bocca e alcuni scelgono la più macabra delle proteste: secondo un fotografo del settimanale americano Time, per le vie di Port-au-Prince sono stati eretti blocchi stradali utilizzando le macerie e i cadaveri che ancora aspettano una sepoltura. Il presidente haitiano, Renè Preval, ha reso comunque noto che 7 mila corpi sono stati interrati in una fossa comune. Oltre 1.500 morti sono stati ammassati nell’obitorio del policlinico di Port-au-Prince, dove camion requisiti dalla polizia continuano incessantemente a trasportare cadaveri in decomposizione per il caldo tropicale raccolti dalle strade o estratti dalle macerie. Tra le vittime figurano anche 37 membri della missione Onu ad Haiti, i dispersi 330 e le speranze di trovarli in vita si affievoliscono con il passare delle ore. «Andrò lì molto presto» ha assicurato il segretario generale delle Nazioni Ban Ki-moon.

VUOTO DI POTERE – Nelle ultime ore si segnalano anche numerosi saccheggi di negozi di generi alimentari della capitale e la missione di peacekeeping Onu è preoccupata per l’eventuale saccheggio di armi; tranquilla al momento la situazione nei magazzini del Pam, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. Quattromila detenuti sono fuggiti dalla prigione centrale di Port-au-Prince, dopo il crollo dell’edificio causato dal sisma. Il presidente Preval, scampato al crollo della residenza ufficiale, è ricomparso in pubblico ma il caos regna sovrano nella capitale haitiana. Preval ha chiesto al Brasile di inviare al più presto armi e munizioni non letali per sedare eventuali rivolte nel Paese. In una nazione che nel recente passato ha visto succedersi guerre civili e colpi di Stato, il rischio che qualcuno possa approfittare della situazione per conquistare con le armi il potere è infatti alto. L’ambasciatore Benoit ricorda che in febbraio sono previste le elezioni legislative e in novembre quelle presidenziali. «Al momento non so però dire cosa succederà, un rinvio appare probabile», ha detto l’ambasciatore haitiano a Roma che comunque non vuole nemmeno sentire parlare di rischio golpe. «Non esiste il pericolo, le priorità sono altre. E poi i nostri alleati americani si sono mobilitati per aiutarci».

(Ap)
FRONTIERA – Al varco di frontiera più importante tra Repubblica domenicana e Haiti, a un’ora di strada dall’inferno di Port-au-Prince, «tutto procede bene – racconta all’Ansa un ufficiale dell’esercito dominicano – sono passati solo tantissimi feriti con ogni mezzo, ma è tutto tranquillo… almeno per ora». Ma sotto l’apparenza, cresce il timore che una grande massa di disperati haitiani possa forzare la mano pur di passare il confine. Tanto che giovedì le autorità dominicane avevano lanciato l’allarme alle proprie forze armate, poi rientrato, circa i rischi di un’ondata di profughi alle frontiere. Sono gli stessi ufficiali di polizia doganale dominicana ad avvertire i giornalisti: «Di là dalla frontiera vi attende l’inferno. È quello che vedrete. Molte carceri sono crollate e ci sono molti criminali in giro per Haiti. State molto attenti anche all’igiene. Portate molta acqua con voi, perché di là è quasi esaurita. Anche guanti e mascherine perché c’è il pericolo di infezioni».

Redazione online

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Written by: admin

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