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MILANO — La persona che ha incastrato Flavio Briatore? Non è tanto (o non è solo) Nelsinho Piquet, supportato dal rancoroso papà Nelson senior, bensì un mister X. Un informatore, «una gola profonda» all’interno della Renault, la cui identità rimane sconosciuta (altrimenti che mister X dell’accidente sarebbe mai?) salvo essere nota al presidente della Fia, Max Mosley, a un gruppo ristretto di consiglieri legali della federazione e a un consulente esterno, Paul Harris. Dovrebbe essere un tecnico ed è la quarta persona — una novità rispetto a quanto si è detto e saputo fin qui — che sarebbe stata al corrente della disponibilità di Piquet jr a schiantarsi contro un muro nel Gp di Singapore 2008, una missione kamikaze che, grazie al sicuro ingresso della safety car e al gioco dei rifornimenti, avrebbe determinato le condizioni per la vittoria — poi verificatasi — del compagno di squadra Fernando Alonso.
Il giorno dopo la sentenza del Consiglio mondiale, che ha radiato Briatore e la Renault (ma per il team la pena è sospesa fino al 2011; e se nel periodo non combinerà fesserie, la punizione verrà cancellata), squalificato per cinque anni il d.t. Pat Symonds e perdonato (senza ritegno) il pilota brasiliano, la Fia ha prodotto le cosiddette «carte dell’evidenza». Oltre alle telemetrie che proverebbero un’accelerazione anomala di Piquet jr., alla confessione del brasiliano, ai verbali degli interrogatori di Symonds e alle considerazioni su Briatore, spuntano quattro documenti interessanti: una lettera nella quale Frank Williams difende la lealtà della Renault (toh, che caso: vuoi dire che Sir Frank punti ad avere di nuovo i propulsori della casa francese?) e infine tre relazioni relative all’inchiesta interna condotta dalla Régie, su sollecitazione della Fia che si era ritrovata in mano pochino.
Infatti, a parte la testimonianza diretta del pilota, incentivato dall’immunità, c’era la deposizione, in verità reticente, resa a Spa da Symonds. E gli steward stabilivano che se il complotto tra Piquet e il d.t. era sostenibile, non era nelle loro possibilità «dimostrare il coinvolgimento di Briatore». A questa stessa conclusione (la parola usata per Mr. Billionaire è «possibly», che sta per «forse») giunge il primo documento della Renault, inviato alla Fia il 16 settembre. Nel ribadire la sua «voglia di rimanere in F1 e di voler dare un grande contributo allo sport», la casa francese si lascia scappare che agli effetti delle eventuali sanzioni «non importa se siano due o tre i cospiratori». Tanto basta perché la Fia chieda un supplemento di indagini. E il giorno dopo, il 17 settembre, ecco una lettera aggiornata nella quale, oplà, dal cilindro del prestigiatore spunta «mister X». Un whistleblower, un informatore, uno dei 700 dipendenti del team — spiega la Renault — che non ha congiurato a sua volta ma che sapeva tutto.
Di più. È una persona abituata a vigilare in modo discreto sulle vicende interne e, se necessario, a riferire a chi di dovere. Proprio per il ruolo, utile e delicato, oltre che per il rispetto della legge inglese (un datore di lavoro non può agire contro un informatore, ndr), la sua identità va preservata. Mister X, comunque, squassa Briatore, anche se poco prima la Renault dichiara: «La strategia per Alonso era giustificabile ed era simile a quella di Rosberg (su Williams, giunto secondo; ndr) »; «I dati telemetrici sono compatibili sia con la tesi dello schianto volontario sia con l’errore del pilota»; «L’unico aspetto rilevante sono le risposte evasive fornite da Symonds agli steward di Spa». Però mister X-Terminator è implacabile; approccia l’intervistatore della società ingaggiata dalla Renault stessa (la Withers) e svela: «Piquet jr dopo le qualifiche ha suggerito a Symonds l’idea del crash volontario; Symonds l’ha detto a Briatore; la strategia, orchestrata dal d.t., è compatibile con il complotto; nessun altro nel team è coinvolto».
Il 17 settembre, peraltro, la Régie ancora non scarica il top manager: «Non abbiamo raggiunto una conclusione definitiva sul ruolo di Briatore». Però il 19 — ultima magia — in una terza e definitiva versione del rapporto, preso atto del contributo di «gola profonda», sentenzia: «Briatore non poteva non sapere». A Mosley non pare vero di leggerlo. Ma è troppo chiedere che venga svelata l’identità di questo sommo accusatore? Così, giusto per non pensare male e, magari, per evitare il ridicolo…
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Written by: admin
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