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Briatore incastrato da Mister X

today23/09/2009

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MILANO — La persona che ha incastrato Flavio Briatore? Non è tanto (o non è solo) Nelsinho Pi­quet, supportato dal rancoroso pa­pà Nelson senior, bensì un mister X. Un informatore, «una gola pro­fonda» all’interno della Renault, la cui identità rimane sconosciuta (altrimenti che mister X dell’acci­dente sarebbe mai?) salvo essere nota al presidente della Fia, Max Mosley, a un gruppo ristretto di consiglieri legali della federazione e a un consulente esterno, Paul Harris. Dovrebbe essere un tecni­co ed è la quarta persona — una novità rispetto a quanto si è detto e saputo fin qui — che sarebbe sta­ta al corrente della disponibilità di Piquet jr a schiantarsi contro un muro nel Gp di Singapore 2008, una missione kamikaze che, gra­zie al sicuro ingresso della safety car e al gioco dei rifornimenti, avrebbe determinato le condizio­ni per la vittoria — poi verificatasi — del compagno di squadra Fer­nando Alonso.

Il giorno dopo la sentenza del Consiglio mondiale, che ha radia­to Briatore e la Renault (ma per il team la pena è sospesa fino al 2011; e se nel periodo non combi­nerà fesserie, la punizione verrà cancellata), squalificato per cin­que anni il d.t. Pat Symonds e per­donato (senza ritegno) il pilota brasiliano, la Fia ha prodotto le co­siddette «carte dell’evidenza». Ol­tre alle telemetrie che proverebbe­ro un’accelerazione anomala di Pi­quet jr., alla confessione del brasi­liano, ai verbali degli interrogatori di Symonds e alle considerazioni su Briatore, spuntano quattro do­cumenti interessanti: una lettera nella quale Frank Williams difen­de la lealtà della Renault (toh, che caso: vuoi dire che Sir Frank punti ad avere di nuovo i propulsori del­la casa francese?) e infine tre rela­zioni relative all’inchiesta interna condotta dalla Régie, su sollecita­zione della Fia che si era ritrovata in mano pochino.

Infatti, a parte la testimonianza diretta del pilota, incentivato dall’immunità, c’era la deposizione, in verità reticente, re­sa a Spa da Symonds. E gli steward stabilivano che se il com­plotto tra Piquet e il d.t. era soste­nibile, non era nelle loro possibili­tà «dimostrare il coinvolgimento di Briatore». A questa stessa conclusione (la parola usata per Mr. Billionaire è «possibly», che sta per «forse») giunge il primo documento della Renault, inviato alla Fia il 16 set­tembre. Nel ribadire la sua «voglia di rimanere in F1 e di voler dare un grande contributo allo sport», la casa francese si lascia scappare che agli effetti delle eventuali san­zioni «non importa se siano due o tre i cospiratori». Tanto basta per­ché la Fia chieda un supplemento di indagini. E il giorno dopo, il 17 settembre, ecco una lettera aggior­nata nella quale, oplà, dal cilindro del prestigiatore spunta «mister X». Un whistleblower, un informa­tore, uno dei 700 dipendenti del te­am — spiega la Renault — che non ha congiurato a sua volta ma che sapeva tutto.

Di più. È una per­sona abituata a vigilare in modo discreto sulle vicende interne e, se necessario, a riferire a chi di dove­re. Proprio per il ruolo, utile e deli­cato, oltre che per il rispetto della legge inglese (un datore di lavoro non può agire contro un informa­tore, ndr), la sua identità va pre­servata. Mister X, comunque, squassa Briatore, anche se poco prima la Renault dichiara: «La stra­tegia per Alonso era giustificabile ed era simile a quella di Rosberg (su Williams, giunto secondo; ndr) »; «I dati telemetrici sono compatibili sia con la tesi dello schianto volontario sia con l’erro­re del pilota»; «L’unico aspetto ri­levante sono le risposte evasive fornite da Symonds agli steward di Spa». Però mister X-Termina­tor è implacabile; approccia l’inter­vistatore della società ingaggiata dalla Renault stessa (la Withers) e svela: «Piquet jr dopo le qualifiche ha suggerito a Symonds l’idea del crash volontario; Symonds l’ha detto a Briatore; la strategia, orche­strata dal d.t., è compatibile con il complotto; nessun altro nel team è coinvolto».

Il 17 settembre, pe­raltro, la Régie ancora non scarica il top manager: «Non abbiamo rag­giunto una conclusione definitiva sul ruolo di Briatore». Però il 19 — ultima magia — in una terza e definitiva versione del rapporto, preso atto del contributo di «gola profonda», sentenzia: «Briatore non poteva non sapere». A Mosley non pare vero di leggerlo. Ma è troppo chiedere che venga svelata l’identità di questo sommo accusa­tore? Così, giusto per non pensare male e, magari, per evitare il ridi­colo…

CORRIERE.IT

Written by: admin

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