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Cina e persecuzioni, la Via Crucis del Papa

today22/03/2008

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ROMA – La Cina non è mai stata così presente nei pensieri del Papa. Lo si capisce da segnali precisi che nella celebrazione della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo appaiono non casuali. I testi delle meditazioni e delle preghiere sono stati curati, per la prima volta, dal cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, un simbolo per la comunità cattolica cinese. Cambia volto anche Gesù, che nelle immagini scelte ha gli occhi a mandorla: le immagini infatti sono prodotto dell’arte cinese e quindi Pilato è un cinese, gli uomini del Sinedrio sono cinesi, i soldati romani che percuotono Gesù sono cinesi. Ed è affidato a una ragazza cinese il compito di portare la croce per due stazioni. Infine c’è anche un cinese tra le sei persone che sabato, durante la veglia pasquale, riceveranno il battesimo dal Papa.

Cronache il rito del venerdì santo al colosseo
Cina e persecuzioni, la Via Crucis del Papa
I testi affidati al vescovo di Hong Kong, illustrati da immagini d’arte cinesi. E Gesù ha gli occhi a mandorla

ROMA – La Cina non è mai stata così presente nei pensieri del Papa. Lo si capisce da segnali precisi che nella celebrazione della Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo appaiono non casuali. I testi delle meditazioni e delle preghiere sono stati curati, per la prima volta, dal cardinale Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong, un simbolo per la comunità cattolica cinese. Cambia volto anche Gesù, che nelle immagini scelte ha gli occhi a mandorla: le immagini infatti sono prodotto dell’arte cinese e quindi Pilato è un cinese, gli uomini del Sinedrio sono cinesi, i soldati romani che percuotono Gesù sono cinesi. Ed è affidato a una ragazza cinese il compito di portare la croce per due stazioni. Infine c’è anche un cinese tra le sei persone che sabato, durante la veglia pasquale, riceveranno il battesimo dal Papa.

LE RIFLESSIONI SULLE PERSECUZIONI – La persecuzione della Chiesa in Cina e nel mondo, il ricordo dei «martiri viventi» del XXI secolo, preghiere «anche per i persecutori». Sono i temi principali delle meditazioni preparate dal cardinale Joseph Zen Ze-Kiun e non mancheranno di far discutere vista la non facile relazione tra Vaticano e Cina e l’attualità dello scoppio degli scontri in Tibet. Il riferimento alla difficile situazione che vivono i cattolici in Cina diventa infatti inevitabile, anche il tema ovviamente si riferisce alle persecuzioni della Chiesa in vari periodi della storia e in diverse parti del mondo. Nessun riferimento a casi specifici, ma è facile scorgere nelle immagini dell’ateismo, della tirannia e dei martiri, realtà come la Cina o la Birmania. E c’è spazio anche a un’autocritica con un riferimento a quei pastori della Chiesa che tradiscono. Le riflessioni si sono aperte con un testo introduttivo in cui viene spiegato il significato del rito e anche lo stato d’animo con cui il porporato ha accolto la richiesta del Pontefice. Un segno di attenzione al grande «continente asiatico», scrive il cardinale, che porta al Colosseo, «la voce di sorelle e fratelli lontani». Zen Ze-kiun volge lo sguardo alle tante parti del mondo dove la Chiesa «sta attraversando l’ora tenebrosa della persecuzione». «Signore – scrive il vescovo – la sofferenza ci fa paura. Torna in noi la tentazione di aggrapparci ai mezzi facili di successo. Fa’ che non abbiamo paura della paura, ma confidiamo in Te».

(Eidon)
ANCHE RUINI – Nella successione delle stazioni, tocca al cardinale vicario Ruini portare la croce per primo. Poi, nella seconda e nella terza, in rappresentanza dell’Africa, c’è una suora del Burkina Faso. L’Italia è rappresentata nella quarta e quinta stazione da una famiglia della Diocesi di Roma e, nella sesta e settima, da una disabile in carrozzella, accompagnata da un barelliere e da una dama dell’Unitalsi. Seguono tra i portatori di croce i frati della Custodia di Terra Santa, nell’ottava e nona stazione in rappresentanza dell’Asia, e appunto la ragazza cinese nella decima e undicesima. Papa Benedetto XVI non ha preso la Croce nelle ultime tre stazioni della Via Crucis, come invece era stato preannunciato e come è tradizione, al suo posto il card. Ruini. Il Papa è rimasto sempre sotto il gazebo allestito per lui sulla terrazza del Palatino per la pioggia intensa che si è abbatuta sulla Capitale. All’inizio, il Pontefice ha seguito la Via Crucis in piedi, mentre nelle ultime stazioni si è inginocchiato.

CROCE SORGENTE DI VITA – Al termine della Via Crucis il pontefice ha affermato che la Croce sulla quale fu inchidato Gesù è per noi «sorgente di vita e scuola di giustizia e di pace». «Sulla Croce – ha spiegato – il Redentore ci ha restituito la dignità che ci appartiene. Anche quest’anno abbiamo ripercorso il suo cammino doloroso rievocando con fede le sofferenze che il nostro Signore ha dovuto sopportare. Ci percuotiamo il petto ripensando a quanto è accaduto. E dobbiamo chiederci: ma cosa abbiamo fatto di questo amore?». «Tanti – ha ricordato Papa Ratzinger – non conoscono Dio, altri credono di non aver bisogno di Lui. Quante volte guardiamo alla Croce con sguardi distratti da dispersivi interessi terreni. Lasciamo – ha invocato il Papa rivolto ai fedeli – che il sacrificio sulla croce ci interpelli. Apriamogli il cuore. Gesù è la libertà che ci rende liberi. Gesù portò i nostri peccati perchè vivessimo per la giustizia. Dalle sue piaghe siamo stati guariti. Per noi, per la nostra salvezza si è fatto uomo, ha intrapreso questo cammino doloroso, e così uomini di ogni epoca sono diventati amici di Dio. Amico, così – ha concluso – Gesù chiama Giuda e ognuno di noi, è amico vero di tutti noi. Purtroppo non sempre riusciamo a percepire questo amore sconfinato».

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Written by: admin

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