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A 4 anni da ”Che fantastica storia è la vita”, Venditti è tornato con “Dalla pelle al cuore”, in cui riflette su tradimento e perdono e mescola il suo spirito laico e cristiano attraverso nove inediti che si dipanano come “un viaggio che ho fatto moralmente e politicamente da quando sono nato” dice a Tgcom. Nel video del singolo compare il figlio Francesco, mentre l’amico Carlo Verdone suona la batteria nel brano “Comunisti al sole”.
Dalla pelle al cuore è stato definito in molti modi: album crepuscolare, malinconico, politico. Lei come lo descriverebbe?
Penso che sia stato interpretato anche troppo seriamente. Un mio amico mi ha addirittura chiamato per chiedermi: ‘Ma che sei morto? Toccate che a leggere di te sembra che te fanno il coccodrillo!’
Quindi si tratta solo di “canzonette”?
In verità questo disco è tutto: serietà, ritmo, energia, belle canzoni. E’ il racconto di un viaggio, il mio, quello di un uomo che parte dall’emozione sensoriale e arriva a quella spirituale. Globalmente Dalla pelle al cuore è una sola grande canzone che mi rappresenta molto. Va riletto più volte perché propone al pubblico un ascolto simile a quello delle canzoni degli anni Settanta, che andavano capite e digerite.
Lo ha definito un disco laico e cattolico. Cosa intende?
L’album unisce due valori, quello laico da ex marxista e comunista) e quello di un uomo che ha trovato il suo modo di essere libero. Personalmente trovo la mia libertà in un nuovo gruppo, quel Pd di Veltroni cui affido anche una parte delle mie speranze. Oggi non ho più padroni: nè Dio, nè Marx.
Chi sono i comunisti descritti nel brano “Comunisti al sole”?
Sono quelli veri; il comunismo come libertà non c’è mai stato, è un sogno che ha ancora da venire. Ho immaginato un comunista con l’abbronzatura del muratore, che sotto sotto sogna la tintarella di Briatore, ma che quando vuole essere diverso da sè si trova a disagio. Per questo gli dico ‘Non cambiare, tanto resterai per sempre un sognatore’.
Ha una canzone preferita?
No, però mi piace il fatto che “Dalla pelle al cuore” venga scaricato da moltissimi ragazzini e percepito a larga banda. Musicalmente è una canzone perfetta per la radio! Per la prima volta abbiamo messo un video in Internet e, anche se per me resta uno strumento satanico, la risposta è stata positivissima.
Ha sentito che i Radiohaed hanno fatto scaricare a offerta libera il loro nuovo disco?
Scaricare la musica è illegale, ma per me va bene lo stesso, basta che circoli. Per uno che vive anche di concerti, non è certo un dramma dal punto di vista economico.
Nel disco parla di amore, tradimento, perdono. Cosa sono per Antonello Venditti oggi?
L’amore è la somma di tutti gli amori che ho avuto (ne ho avuti parecchi e spero di averne altrettanti). Due mondi che si rincorrono e corrono parelleli da qui all’ertenità. E che ogni tanto si incontrano. Racconto diversi momenti di uno stesso amore. Il tradimento, rappresentato anche da “Giuda”, che è connaturato alla natura umana e che è fondamentale perchè se non ci fosse tradimento non ci sarebbe perdono. La mancanza (in ” Piove su Roma”) in cui evidentemente la persona che ha tradito non è stata perdonata e la solitudine (in “Scatole vuote”), con lei che se ne va, e come sempre lascia una sacco di cose inutili: scatole, scarpe soprattutto…
Parlando di “Regali di Natale” ha detto che il regalo che ha ricevuto più spesso sono stati dei libri (mai aperti) di Seneca. Perché?
Che ne so! Per un compleanno mi arrivarono anche otto versioni di “The river” di Bruce Springsteen”, uno schifo, che ho tentato di riciclare.
Oggi cosa possiamo regalarle per farle piacere?
Renga, Tiziano Ferro, Biagio Antonacci. Ma sono tutte realtà che deovno ancora crescere.
Roma resta ancora la città più bella del mondo per lei?
E’ bella, perchè più la conosci meno la conosci. Io la chiamo smargiassa, di una bellezza insolente che ti guarda e ti dice: “Vedi quanto son bella! Che vuoi, tu che mi calpesti?”
Bella nonostante il problema “immigrazione”?
Un fatto gonfiato, un fatterello che può decidere la vita di un popolo. Io lo dico nel “La mia religione”: “Spegni la televisione, accendi il tuo cuore, senti quanto rumore…”. C’è troppo caos mediatico e alla fine la gente parla ma non si dà da fare. Basta dibattere, è ora di ammodernarsi!
Si considera un uomo ottimista?
Non posso essere ottimista. Sono come la Sibilla: ci azzecco sempre con le mie canzoni. Basti pensare che negli anni Ottanta scrissi una canzone sull’ottimismo dedicata a Craxi, “un ottimista dall’aria vagamente socialista…”. Come faccio a pensare positivo? Sono un realista che crede che l’Italia oggi sia una vera…, una vera…, insomma abbia molti problemi!
Antonella Zugna
TGCOM.IT
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