play_arrow

keyboard_arrow_right

skip_previous play_arrow skip_next
00:00 00:00
chevron_left
volume_up
chevron_left
  • play_arrow

    AmicaFm The Way Of Your Life!

News

DOLCI LEZIONI DA VIOLANTE PLACIDO

today20/11/2007

Background
share close

“Fabio vieni qui! Hai detto tu che sono precisa oltre il limite del sopportabile? Ma ti sei impazzito?”. Leggere a Violante Placido una dichiarazione che il di lei fidanzato (l’attore Fabio Troiano) avrebbe fatto a un giornale non è stata una bella idea. Meglio puntualizzare. “Violante è un’incasinata da far venire l’esaurimento nervoso, – fa eco lui infilandosi di botto nella conversazione telefonica. – Ha perso il portafoglio ottanta volte. Dimentica e confonde. Non posso averla detta IO questa frase”.

Nel cottage in cui i due cuori vivono, nella campagna romana, torna la quiete. Violante è rincasata da poco dopo aver presentato, tra il consenso della critica, il film “Lezioni di cioccolato”, opera prima di Claudio Cupellini, con Luca Argentero, l’anglo indiano Hassani Shapi e Neri Marcorè. Una commedia in cui interpreta Cecilia, la prima della classe di una scuola per mastri cioccolatai, dove ha deciso di nutrire il suo cuore dopo tante esperienze sentimentali sbagliate. Qui incontra il “falso extracomunitario” Mattia (Argentero), costretto a frequentare il corso al posto di un suo lavorante in nero, un egiziano con velleità culinarie, che lo ricatta. Inevitabile che, tra un cioccolatino e l’altro, i due si sciolgano. La trama è romantica, ma affronta in modo non vignettistico temi difficili come l’immigrazione o il lavoro nero. Peccato che budget da 2,9 milioni di euro, sia stato finanziato per il 25% dalla Perugina che ne esce, diciamo, ben rappresentata.

Sei una di quelle donne che si fa conquistare da una cena e un cioccolatino?
Sono sensibile alla buona cucina, buongustaia e ottima forchetta. Amo i cibi freschi e fatia con amore. Quindi mi piace cucinare, più che “essere cucinata”.

Chef meticolosa o tutta genio e creatività?
Sono ricca di inventiva, ma scostante. Quindi tutte le mie creazioni sono destinate a morire come opere prime. Sul cioccolato, però, ultimamente sono molto migliorata, specie nella degustazione.

Quando hai deciso di diventare attrice invece che, ad esempio, cuoca?
Da piccola volevo fare questo lavoro anche se non sapevo con chiarezza che cosa facesse papà. Lo vedevo entrare in casa, uscire, riapparire in tv e mi ostinavo a cercarlo dietro lo schermo. Mi affascinava la figura di Marilyn Monroe, più che la sua. Però durante l’adolescenza ho iniziato a praticare equitazione a livelli professionistici (Violante era una promessa italiana del salto a ostacoli, ndr) e solo a 19 anni, con l’occasione di “Jack Frusciante”, ho riconsiderato la recitazione. Ma in Italia era difficile imparare, con un’eredità pesante come la mia. Sono ultra sensibile e sapermi in balia degli altri senza essere armata mi faceva sentire fragile. Così ho preso la mia vita da zingara e l’ho portata fuori dall’Italia dove ho potuto vivere (e imparare) come una studentessa qualunque.

Come Marilyn, interpreti spesso il ruolo della bella disinibita e senza scrupoli. Ti corrisponde?
P-E-R N-I-EN-T-E! Sono lontanissima dai personaggi che il cinema italiano ama farmi intepretare. Non sono una mangiauomini, sono timida e c’è una parte di me molto buffa e infantile. A volte mi sento prigioniera dei miei personaggi e mi dispiace che in Italia non si voglia rischiare, proponendomi un ruolo diverso. Con “Lezioni di cioccolato” ho avuto una chance e ne sono stata felice.

Dici di te: “Sono una donna confusa”
Più che confusa, direi indecisa. Accade perché quando considero le situazioni le analizzo da talmente tanti punti di vista che finisco per non decidere. E’ il mio modo per controllare le cose.

Come ti smuovi?
Prendo coraggio e cerco di vivere il presente accettando l’idea che nella vita si può anche sbagliare. E che non è la fine.

Sei un po’ la prima della classe, come Cecilia nel film?
Non lo sono mai stata. Anzi, a scuola, se non ero l’ultima, ero considerata di certo l’elemento di disturbo. A dodici anni ho studiato per un periodo in America e ho sofferto per essere stata presa di mira dalle compagne più brave. Così ho deciso di mettermi, quando posso, dalla parte dei più deboli.

Vivi a Roma. Hai degli amici extracomunitari? Potresti mai innamorarti di uno di loro?
Credo di sì. Da ragazza ho frequentato scuole inglesi e questo mi ha aperto alla diversità. I miei compagni di classe erano un cinese, un giapponese, un americano e chissà chi altro. Sono cresciuta con la mente disponibile a conoscere altre culture, ho degli amici che sono immigrati (e faticano ancora, dopo tanti anni di lavoro, a integrarsi nella società italiana) e credo che l’integrazione sia un processo lento, ma possibile. Quanto a innamorarmi, c’è Fabio, come si fa?

C’è un sogno che ha ancora da realizzarsi?
Sul lavoro vorrei avere il coraggo di prendere in mano la situazione, smetterla di accettare ruoli che non mi corrispondono, comprare i diritti di un libro che ho letto tempo fa e produrre un mio film. Nella vita vorrei invece fare un viaggo al fianco di un team di biologi o zoologi, per studiare da vicino i delfini, i gorilla o le orche, i miei animali preferiti. Sai, una volta, volevo diventare etologa…

Etologa?
L’ho detto, sono un po’ incasinata. Impossibile che Fabio mi abbia definito “precisina”

TGCOM.IT

Written by: admin

Rate it

Previous post


0%