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Caro Pippo Baudo, mentre il Governo andava sotto al Senato, il ministro per le Riforme Nicolais firmava la circolare che elimina il tetto ai compensi per le star della Rai, in vista del suo Festival di Sanremo. Che effetto le ha fatto, questa concomitanza? «Le bizzarrie di questo nostro Paese, le cose serie come la crisi di un governo, alla fine vanno a convivere con aspetti ben minori della società. Sono disparità di peso assurde. In verità, poi, noi serviamo anche come schermo per coprire altri problemi più forti…».
Che pensa della caduta del Governo?
«Questa coalizione si reggeva per pochissimi voti, bastava come s’è visto uno stormire di foglie. Purtroppo la legge elettorale ha portato a un risultato che non dà tranquillità: la prima cosa da fare è cambiarla. Io vedo sicuramente un Prodi bis: perché quel che è accaduto non è stato uno spodestare il Governo».
Adesso che si è sciolto il groviglio economico, sarete tutti più sollevati. Però lei magari si occuperebbe di Sanremo anche gratis…
«Per me il problema economico non è mai esistito. Ho un rapporto economico con la Rai, ma non è mai stato commerciale, o almeno io non l’ho mai visto così. Le sembrerà strano, ma ho sempre guadagnato molto molto meno di tanti altri, anche se non ho mai fatto discorsi di gelosia. Non ho agenti, non rappresentanti, io: ritengo il mio lavoro la mia gioia».
Dopo che ha detto che sui fatti di Catania si sarebbe aspettato qualche parola del Papa o del Vescovo, le è piovuto addosso un mare di critiche.
«Le ho vissute come conseguenza inevitabile di questo paese abituato sempre a spaccarsi in due, fra Orazi e Ciriazi, fra bianchi e neri; in realtà il mio era un pensiero addolorato in un momento veramente grave, in cui c’è stata dimostrazione di insensibilità».
La nave sanremese è pronta? Cosa sta facendo, cosa manca?
«La nave è pronta. Quest’anno non abbiamo fatto voli per cercar gente a effetto: niente pugili o grandi attori americani, ma chi fa spettacolo. Soprattutto abbiamo fatto un grande lavoro sulle canzoni; ed è questo l’unico scopo del Festival che sennò diventa un baraccone».
Lei viene periodicamente richiamato al Sanremone come Salvatore della Patria…
«Mi piace molto questo, perché mi fa sentire vivo. Ci metto buona volontà e coscienza pulita».
Che ne sarà del caso della canzone di Paolo Rossi forse già eseguita in pubblico, e di quella dei Grandi Animali Marini che è circolata in rete?
«Il caso di Paolo Rossi si è sgonfiato da solo. Chiunque può tirar fuori le prove che la canzone è edita, ma nessuno si è fatto vivo nelle 48 ore dopo la prima esecuzione in teatro, come prevede il regolamento. In quanto ai Grandi Animali Marini, sa cosa succede? Questi poveracci di cantanti portano i demo ai discografici, qualcuno ha preso il loro e l’ha fatto sentire in un sito».
Lei è così impegnato, che tutti siamo ormai appesi alla sua plenipotenziaria, la ormai leggendaria Dina, che regola la sua vita lavorativa. Cos’è la signora Dina: il suo Buonaiuti, o il suo Gianni Letta?
«No no, quelli hanno incarichi molto più importanti. Dina fa il lavoro di organizzarmi gli impegni: data l’età, ho bisogno della badante».
Ma lei si occuperà del Festival anche nel 2008?
«A prescindere dal fatto che non è ancora pronto questo contratto, penso a una cosa per volta».
C’è chi dice che i pezzi in gara non sono radiofonici. Che cosa ne pensa lei?
«Bisogna intendersi su che cosa è radiofonico: magari, se uno avesse mandato “My Way”, avrebbero detto che non era radiofonico. Non vorrei che le radio rovinassero i gusti della gente, chiedono pezzi ripetitivi al massimo e non stancanti. Purtroppo, lo sfruttamento musicale successivo non lo fa più la tv: ora mi auguro che i cantanti tornino ospiti dei programmi, sarebbe un meccanismo virtuoso in favore della musica. Quest’anno, poi, faremo una grande campagna per scaricare le canzoni attraverso il cellulare e per le suonerie. Per la discografia, è fatturato».
Ci sono critiche alla giuria di qualità, troppo mondana e troppo poco di esperti.
«La giuria non dev’essere fatta da Riccardo Muti o Abbado, ma da gente che ha una certa sensibilità musicale. Il direttore Caprarica è un appassionato di musica colta e anche dei Beatles. Magalli, D’Alatri, ne sanno. Addirittura lei se la prende con la povera Parietti: magari non canta bene, ma ha sensibilità per la musica».
Scusi Pippo, ma lei pensa che prima o poi si risposerà?
«No. Sto bene così. ’Ste cose fatte a una certa età sono un po’ patetiche».
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