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. La malattia di Catherine Zeta-Jones sarebbe da imputare al suo retaggio british. O meglio, gallese, che la spinge a tenersi tutto dentro, emozioni comprese, per non far vedere al mondo quanto sta soffrendo. Una rigidità traducibile con l’espressione stiff upper lip, usata da Michael Douglas sui divanetti dello show di Oprah Winfrey, dove il celebre attore ha parlato della malattia che ha colpito la moglie proprio pochi mesi dopo che Douglas aveva superato il cancro alla gola.
«CATHERINE STOICA» – In pratica, a detta del marito, dopo che la notizia del suo tumore era diventata di dominio pubblico, la Zeta-Jones ha mantenuto un atteggiamento stoico e assolutamente impermeabile al dolore, mostrandosi al mondo sempre combattiva e piena di energie e proteggendo i due figli (Dylan, 10 anni, e Carys, 8) dal clamore mediatico che si era immediatamente scatenato.
«POI LA DEPRESSIONE» – Ma non appena lo scorso gennaio l’attore è stato dichiarato guarito dai medici, l’attrice è stata come sopraffatta dall’emozione e questo l’ha portata alla depressione e quindi al crollo: da qui, il ricovero in clinica per curare la sua malattia, diagnosticata come un disturbo bipolare di tipo 2. «Quando hai il cancro – ha raccontato Douglas a Oprah – e ti dicono che devi fare sette settimane di chemio e radiazioni, tu le fai. Io sono quel genere di persona che quando è malata tende a raggomitolarsi in se stessa, non amo avere troppe attenzioni e creare fastidi. Voglio solo andare avanti e così ho fatto. Credo che il background di Catherine, la sua rigidità gallese, abbiano giocato un ruolo importante: lei non mostra mai i suoi sentimenti e gli ultimi 18 mesi sono stati davvero strazianti per me, con una serie di disastri personali che hanno messo sotto pressione mia moglie: mio figlio maggiore è finito in una prigione federale, la mia ex moglie mi ha fatto causa e mi sono beccato il cancro. Penso che sia un tantino difficile per una moglie dire “sono depressa”. Se lo avesse fatto, le avrei detto “depressa tu? Che ne dici di avere il cancro?”. E questo ha giocato un ruolo-chiave, perchè Catherine ha dovuto essere stoica e scendere a patti con tutto quello che stavo passando. Probabilmente, quando tutto è finito, è finalmente riuscita a rilassarsi».
DISTURBO BIPOLARE – E così è crollata, perché non c’era più la rigidità gallese a sostenerla. Una spiegazione che però il professor Luigi Grassi, Ordinario di Psichiatria dell’Università di Ferrara, non accetta in toto, perché a suo parere la visione del problema sarebbe duplice. «Quando una persona è affetta da un disturbo bipolare di tipo 2 come nel caso in questione – spiega il cattedratico – la componente psicologica può svolgere certamente un ruolo importante, ma non è uni causale e, quindi, da sola non basta a spiegare la malattia. Esiste, infatti, anche una predisposizione del soggetto, un elemento biologico di fondo, che, unito all’evento stressante, fa precipitare la situazione». In altre parole, il cancro, con annessi e connessi, di Michael Douglas da solo non giustificherebbe il crollo di Catherine Zeta-Jones che, evidentemente, aveva anche una predisposizione di base alla malattia.
STRESS FAMILIARE – Ciò non toglie, comunque, che lo stress dell’attrice fosse reale, anche se rientra in quella “sofferenza familiare” che sempre più spesso non viene considerata quando ci si trova davanti al paziente, come sostiene la dottoressa Claudia Borreani, responsabile della struttura di psicologia clinica dell’Istituto dei Tumori di Milano. «Lo stress dei familiari esiste e non c’è prevenzione a questo tipo di disagio, perché la tendenza è quella di proteggere il malato, dando a lui tutto il sostegno, e ritenendo, sbagliando, che il familiare abbia dentro di sé le risorse anche emotive per sopportare la situazione. In realtà, non è quasi mai così e il familiare viene esposto a traumi molto più vasti e il crollo emotivo è molto alto».
RINATI- Dopo cinque giorni di ricovero in una struttura specializzata, ora la Zeta-Jones sta decisamente meglio e Douglas non potrebbe essere più orgoglioso di lei. «Sta girando un film in Louisiana (“Playing the Field”, come ricorda il Daily Mail ) ed è rinata». Come rinato si sente anche l’attore, secondo il quale il cancro ha completamente cambiato il suo atteggiamento nei confronti della vita, facendogli capire quali siano le cose davvero importanti. «Penso di essere diventato un uomo diverso, mi sento molto più vicino ai miei amici e alla mia famiglia e li apprezzo molto di più. Sono stato veramente commosso dal loro appoggio. Malgrado non abbia ricevuto un’educazione religiosa, credo che tutte le preghiere che mi hanno fatto in ogni parte del mondo mi siano state di supporto e di aiuto». Ora il prossimo progetto di Michael Douglas è un film biografico con Matt Damon dedicato all’artista Liberace, noto per lo stile di vita libertino e fuori dalle righe.
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Written by: admin
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