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ROMA – Dolore, commozione e anche rabbia. Sono arrivate in Italia le salme dei 4 alpini uccisi sabato scorso in Afghanistan. Il C130 dell’Aeronautica militare è atterrato lunedì mattina all’aeroporto romano di Ciampino. E dalle 16 nella cappella dell’ospedale militare Celio di Roma è stata aperta la camera ardente. Le quattro bare, avvolte dalla bandiera tricolore, sono disposte lungo le due navate della chiesa. Vicino ai feretri dei primi caporal maggiori Gianmarco Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e del caporal maggiore Marco Pedone siedono i familiari commossi. Particolarmente straziata è una delle sorelle di Pedone, che con i suoi ventitré anni era il più giovane dei caduti. La donna piange abbracciata alla bara sulla quale è stato posato un gattino di peluche e alcune foto. Tante le penne nere degli alpini venuti a dare l’ultimo saluto ai commilitoni. Hanno visitato la camera ardente anche alcune decine di persone comuni.
4 ALBERI NEL PARCO DELLA PACE – L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei) ha fatto sapere che pianterà alberi «in segno della continuità della vita» in nome dei quattro alpini caduti in Afghanistan. Andranno ad unirsi al piccolo bosco già piantato accanto al parco della Pace di Rabin. È il messaggio portato dal presidente della Comunità di Roma, Riccardo Pacifici, e dal consigliere Victor Magiar, alla camera ardente al Celio. «Ci si ritrova a distanza di poche settimane a omaggiare altre salme», ha ricordato Pacifici sottolineando come «questi ragazzi sono partiti senza alcun messaggio di ostilità, ma anzi portando libertà, democrazia e rispetto dei diritti civili». Al Celio è anche arrivata una delegazione del Pd con Piero Fassino, Luigi Zanda e Francesco Tempestini.
L’ARRIVO – Le salme erano atterrate alle 9 di lunedì a Ciampino. Il del caporalmaggiore Gianmarco Manca (32 anni), il caporalmaggiore Marco Pedone (23 anni), il caporalmaggiore Sebastiano Ville (27 anni) e il caporalmaggiore Francesco Vannozzi 26 anni): i corpi dei quattro soldati uccisi sabato in Afghanistan nella valle del Gullistan sono rientrate in Italia per le esequie solenni. Ad accoglierle all’aeroporto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il presidente della Camera Gianfranco Fini, il ministro degli esteri Franco Frattini, il ministro della difesa Ignazio La Russa. Le bare, allineate sulla pista, sono state prima benedette dall’ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi, poi il saluto commosso del Capo dello Stato che ha poggiato le mani sulle bare avvolte dal tricolore. E tra i famigliari oltre alle lacrime per il dolore straziante, tanta rabbia
CUSCINI DI VELLUTO ROSSO – Sulla pista dello scalo romano anche un picchetto del Settimo reggimento Alpini di Belluno, il reparto dei quattro caduti e una rappresentanza di tutte le Forze Armate. Alcuni militari portano su cuscini di velluto rosso i cappelli alpini con la penna dei quattro militari caduti. «E’ come perdere qualcuno della nostra famiglia» ha commentato il Maggiore Massimo Carta ai microfoni di Skytg24. «Sono stati un esempio e una guida per ognuno di noi» ha continuato. «La missione è sempre stata particolarmente rischiosa. Un serpente a sonagli». Tra i famigliari un parente di uno dei militari uccisi ha dato sfogo alla rabbia mentre le bare venivano messe nei carri funebri. Rivolgendosi al ministro della Difesa Ignazio La Russa ha detto: «Signor ministro, godetevi lo spettacolo». I funerali solenni degli alpini si terranno martedì 12 ottobre alle 10,30 nella basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma.
CAMP ARENA – Una camera ardente era stata allestita domenica a Herat, in Afghanistan, presso la sala ’Folgore’ del Regional Command West per rendere l’ultimo saluto ai quattro militari caduti. E’ stata celebrata una messa funebre dal cappellano militare di Camp Arena, sede del comando del contingente italiano e subito dopo è avvenuto il trasferimento dei feretri all’aeroporto per la benedizione, gli onori militari e la partenza dall’Afghanistan. Nell’attacco è rimasto ferito un quinto alpino, Luca Cornacchia, ma le sue condizioni non sono gravi. «Mio figlio è stato miracolato» ha detto la mamma di Luca «E ora cerca sempre i suoi amici». Poi ha aggiunto: «Mio figlio mi diceva: i talebani sono sempre in agguato. Io non manderei nessuno in Afghanistan, si risolvano da soli i problemi».
IL LUTTO DI BELLUNO, CITTA’ DELLA BRIGATA JULIA – Bandiere italiane esposte alle finestre delle case. E’ questo l’invito che il sindaco di Belluno, Antonio Prade, fa alla città dove ha sede il 7/o Reggimento della Brigata Julia, il corpo a cui appartenevano i quattro soldati uccisi. Prade ricorda che la morte degli alpini «è un accadimento che ha coinvolto emotivamente la cittadinanza». Per questo oltre all’esposizione del tricolore, il sindaco invita i bellunesi ad osservare un minuto di silenzio, anche nei luoghi di lavoro e nelle scuole. Si ricorda inoltre che per commemorare i quattro Alpini caduti in missione, in accordo tra la Prefettura di Belluno, il Comando del 7/o Reggimento Alpini, il Comune di Belluno e la Provincia, è stato istituito un «Libro delle Condoglianze» ove chi vorrà potrà apporre la propria firma. Il Libro sarà disponibile presso la Prefettura dopo la celebrazione della Santa Messa di suffragio che si svolgerà alle 18.30 nella Cattedrale di Belluno e nella mattinata di mercoledì 13. A Patù, in provincia di Lecce, e a Francofonte in provincia di Siracusa i sindaci hanno deciso di proclamare due giorni di lutto cittadino, martedì e mercoledì per onorare Marco Pedone e Sebastiano Ville. A Patù sono state issate le bandiere a mezz’asta ed è stato sospeso il mercato settimanale: «Queste sono comunità molto piccole» ha detto il sindaco. «Marco è figlio dei genitori, ma è parente di tutti».
AUTOPSIA: «LESIONI DA SCOPPIO» – «Lesioni provocate da scoppio». È quanto ha accertato l’autopsia, svolta presso l’istituto di medicina legale de La Sapienza di Roma dai professori Paolo Albarello e Ozarem Carella Prada, sulle cause della morte dei quattro alpini. A disporre gli accertamenti medico-legali erano stati i pm della procura di Roma, Francesco Scavo e Giancarlo Amato, coordinati dall’aggiunto Pietro Saviotti. Il fascicolo aperto ipotizza il reato di attentato con finalità di terrorismo. Al fine dell’indagine i carabinieri hanno anche sequestrato i rottami dell’automezzo «Lince» distrutto dallo scoppio. La relazione finale dei carabinieri è attesa per i prossimi giorni mentre entro 60 giorni i periti settori depositeranno la relazione sugli accertamenti.
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