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BARCELLONA, 28 aprile 2010 – Il momento che aspettava da quando è diventato il presidente dell’Inter è arrivato. E Massimo Moratti se lo gode in pieno: “”Sono molto felice, mi fa tanto piacere”. Rievocare quanto successe a metà degli anni ’60 è automatico. “Allora successe qualcosa di più qui siamo solo alla finale, lì vincemmo”.
Moratti e Laporta in tribuna. Ansa GRAZIE MOU — Grande parte del merito Moratti lo attribuisce a Josè Mourinho. Un accostamento a Helenio Herrera non è certo forzato a questo punto. “Sono due personaggi con la caratteristica fondamentale di essere lavoratori, fortissimi lavoratori, sono pignoli e professionali, poi coraggiosi, hanno molto carisma nei confronti dei calciatori. Li vedo simili a 40 anni di distanza, hanno similitudini nelle qualità. Mourinho è stato fenomenale, i giocatori sapevano perfettamente cosa fare anche in inferiorità numerica. Ma per stasera tutti i meriti vanno a questa squadra che ha giocato una semifinale in dieci, in casa del Barcellona campione del mondo, vuol dire avere un gran carattere”. Seduto accanto a Laporta durante il match, Moratti alla fine è stato visto esultare prima di ricomporsi e dare la mano all’amico presidente. “Non m’aspettavo fosse finita, mi ha fatto una felicità infinita quando ho capito che era finita. Laporta è un amico, alla fine c’è stata disperazione per lui come sarebbe stata per me se fossimo usciti noi. Ha avuto un comportamento molto educato, ho apprezzato molto il suo modo di fare, c’è stato un silenzio fortissimo per tutto il match”.
NON E’ FINITA — La tripletta di vittorie che l’anno scorso riuscì proprio al Barcellona, questa volta potrebbe riuscire all’Inter. Moratti non vuole che si molli su nessun fronte. “Speriamo sia un passaggio di consegne da parte loro, siamo in lotta per tutte e tre le finali, vediamo, importante fare quello che ci aspetta con lo stesso carattere e forza avuti fino adesso, puntando sull’orgoglio di questi ragazzi e sulla bravura di Mourinho. I ragazzi sapevano dove stare, come fare certe cose, hanno imparato in allenamento a fare queste cose. All’inizio aspettavamo l’errore dell’avversario, poi non abbiamo fatto altro che difenderci ma eravamo in dieci e non potevano fare diversamente. Spero siano felici i tifosi dell’Inter, se lo meritano”.
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