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È l’esame di laurea anche se per l’Inter non sarà la finale anticipata. «L’unica finale si farà a Madrid, il resto è una sciocchezza. Le finali anticipate non esistono e si deve avere rispetto per Bayern e Lione», ha detto Mourinho. Tuttavia il suo comportamento insolito fa capire che il Barcellona non è un avversario come gli altri. In mezz’ora di conferenza stampa il tecnico interista non ha dedicato manco una puntura di spillo ai catalani, lui che cerca sempre la provocazione per caricare l’ambiente come fece prima del Chelsea e del Cska, per non dire delle partite più delicate del campionato. Non sappiamo se in Portogallo esista il detto «non svegliare il can che dorme», comunque la filosofia della vigilia è sembrata quella. Attenuare, sopire. «Non so se il Barcellona sia la squadra più forte del mondo, sicuramente lo è stata l’anno scorso perché ha vinto la competizione più importante», sostiene Mourinho.
L’altro dettaglio «speciale» è nella trasformazione cui sta pensando. Ne uscirebbe una squadra costruita per fermare un uomo solo, Lionel Messi, a dispetto di tutte le convinzioni sciorinate finora: «Il calcio non è il basket, si gioca 11 contro 11 e non uno contro uno», ha ripetuto ancora ieri con un riferimento al piccolo genio argentino. Tuttavia non sarebbe la prima volta che Mou adegua i propri solidi principi a una realtà diversa. Messi è Messi. «Uno cui dovremo prestare un’attenzione particolare – ha ammesso – perché è il più forte di tutti. Mi piacerebbe sapere dove giocherà: contro di noi, a Milano, in novembre, partiva dalla loro destra, altre volte l’ho visto in mezzo, a sinistra o giocare da prima punta. Purtroppo non credo che Guardiola mi svelerà in anticipo le intenzioni».
Nelle ultime settimane Mourinho ha studiato a lungo il Barcellona. «Per 4 mesi e mezzo me ne sono totalmente disinteressato – ha confessato -, ma in 15 giorni ho rivisto le due partite contro di noi nel girone di Champions, poi quelle contro lo Stoccarda, il Real Madrid, l’Arsenal a Londra». Si è convinto che Messi va bloccato ovunque vada. Culla l’idea di piazzare ai lati della difesa uomini come Zanetti e Cordoba, che hanno esperienza e passo adeguati. Nel mezzo, il rinforzo di Cambiasso davanti a Samuel e Lucio migliorerebbe l’imperforabilità. Qualcosa si è provato nel secondo tempo del match di Coppa Italia contro la Fiorentina, usato come un test per la Champions. Anche Maicon avanzato a centrocampo aumenterebbe la solidità sulla fascia destra. Ne uscirebbe un’Inter stravolta ma blindata. «Il Barcellona – spiega Sneijder – è una squadra forte e spettacolare, mi piace guardarla alla tv. Giocando in casa dovremo dimostrarle chi è il padrone però la nostra prima preoccupazione sarà distruggerne il gioco e questo lo si può fare soltanto con la tattica. Mourinho si inventerà qualcosa». Appunto. Insomma non potrà essere la solita Inter e l’effetto delle lezioni subite a novembre è ancora vivo sebbene il tecnico portoghese ne dia una versione rosea. «A Milano – ricorda -, a parte i primi 10’ e gli ultimi, la giocammo bene e alla pari. Al Camp Nou ci sono stati fatali quei 15-20 minuti in cui non eravamo in campo».
Nella fretta dimentica di dire che a Milano i catalani ebbero 4 occasioni nitide, giocando al gatto con il topo. E nel ritorno spensero i motori non appena capirono che la vittoria era in tasca. «Loro però sono rimasti quelli di novembre, noi siamo migliorati. Stiamo peggio fisicamente perché abbiamo 70 partite nelle gambe però l’Inter non è più la squadra complessata di allora: siamo gli unici ad aver vinto 5 partite di fila in Champions e ne abbiamo ricavato una nuova sicurezza nei nostri mezzi. Senza offesa, credo che abbiamo le stesse possibilità del Barça». Parole dolci per infondere la fiducia. In realtà Mourinho teme di ricevere una lezione di calcio quasi più dell’eventuale eliminazione. Perciò si è lambiccato sul modo di sorprendere Guardiola. Che poi metta in campo lo stravolgimento tattico di cui dicevamo è ancora incerto. Mou sorprese tutti a Londra affrontando il Chelsea con una formazione d’attacco, immaginiamo che gli peserebbe parecchio dare al Barcellona l’impressione di aver paura con una squadra rinunciataria. La concretezza della ragione contro il richiamo dell’orgoglio. Vedremo all’ultimo cosa prevarrà. «La nostra stagione è già spettacolare, metterei subito la firma per ripeterla l’anno prossimo – dice il portoghese -. Io però non sono mai stato un uomo che si accontenta delle “quasi vittorie”, la mia carriera è piena di “fatti” più che di “quasi”». Questo però è un «fatto» a rischio.
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