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Sabato si è concluso il Festival di Sanremo…..il solito Festival direi: manifestazione canora nella quale conta più lo spettacolo, come sostanziale fenomeno di attrazione delle masse di pubblico ed il business. A ben guardare sono le case discografiche il vero polmone della manifestazione. Se manca una casa discografica in grado di garantire visibilità al personaggio ed alla canzone che viene eseguita, non vi sono grandi speranze di potersi affermare. Gli indici di ascolto sono sempre più in calo e l’organizzazione anche televisiva non ha di molto valorizzato la fruizione da parte del pubblico: obbligare lo spettatore comune ad aspettare la notte inoltrata per ascoltare le canzoni, non mi è sembrata una scelta azzeccata. 5 giorni di trasmissioni sono pure troppi, se il vero valore della manifestazione sono “ Pensieri e Parole” con ……Musica. Storicamente le edizioni migliori sono state le prime che a stento superavano i 3 giorni e le 3 ore di programmazione giornaliera con la musica a farla da padrone. Forse il problema è proprio questo: la Musica con la M maiuscola. Da tanti anni vi è stato un calo di qualità nella musica. Ebbene la musica e le parole devono essere un tuttuno se si parla di Canzone. Fin dai tempi antichi quando il genere nacque nel Medioevo,si accostava la parola di un Petrarca , alla musica di compositori dell’epoca, fino a giungere poi alle forma di Trovatori e Trovieri espressione della poesia d’amore e di forme profane. Era musica di improvvisazione e di occasione e non si riteneva dovesse essere tramandata ai posteri. In tempi più moderni, Modugno, Battisti, Mina, Mogol ed altri hanno portato alla affermazione internazionale della nostra canzone italiana moderna. Si ricordi che gli stranieri venivano in Italia e cantavano in italiano fino a poco tempo fa: Paul Anka, Mal ad esempio hanno fatto le loro fortune cantando in italiano. La tendenza era quella basata su una commistione perfetta in cui la qualità musicale era sempre al primo posto al fine di valorizzare le doti e le caratteristiche della parola. Forse erano altri tempi, meno consumistici in cui si canticchiava gioiosamente, legati alla semplicità. Adesso dietro la demagogia dell’impegno sociale si nasconde la volontà di incrementare le vendite e di creare un forte impatto immediato sulla giuria: giornalisti più o meno specializzati, conduttori, artisti di varia natura…. ed i musicisti? Neanche l’ombra in giuria di essi a dimostrazione che alla fine si vanno a valutare altre cose ad eccezione della musica. Non se ne abbiano a male, ma quando si parla di musicisti si intendono personaggi di grosso spessore artistico e che conoscano in modo approfondito e sostanziale l’arte del fare musica e conoscerla in tutti i suoi aspetti, in modo da trovare quelle peculiarità che fanno della canzone ascoltata vero oggetto artistico di qualità. Lo stile italiano si contraddistingue proprio x le lunghe frasi melodiose degli “archi”, di un ritmo preciso ma non opprimente e di una orecchiabilità che non ha eguali al mondo. Non a caso la canzone vincitrice, “Colpo di fulmine “, cantata da Lola Ponce e Giò di Tonno possiede tutte queste caratteristiche unite alla semplicità di un testo, scenario di vita quotidiana. Le immancabili polemiche dei “rivoluzionari” sconfitti fanno parte del gioco. Sarà che la Musica è anche lei lo specchio della società?Gli interessi la fanno da padrone ed infatti dei tanti artisti che passano dal Festival, di molti non si ricorda più nemmeno il nome e le canzoni da essi cantate,altri vivono di luce riflessa. Sono davvero in pochi quelli che in mezzo ad un “oceano infinito”di cantanti si ricordano sempre comunque. Lungi dal volere dare dei giudizi affrettati, ma come lasciava intendere pochi giorni fa un’artista che ha esportato la “Grande Musica” in tutto il mondo – il violinista Uto Ughi – stiamo andando incontro ad un graduale appiattimento della preparazione musicale a discapito della qualità: i Conservatori di Musica con le nuove riforme scolastiche, stanno perdendo lentamente il privilegio di essere polmone trainante della preparazione musicale, le grandi orchestre di qualità vivono tra mille disagi, difficoltà economiche e spesso vengono inopinatamente cancellate per scelte aziendali quantomeno discutibili, per poi nascondersi dietro lo “stucchevole” assunto della mancanza di risorse e finanziamenti. Sarà anche vero, ma come il Maestro Ughi ha tenuto a precisare forse non ci si rende conto che “ Due serate di Sanremo costano quanto il budget totale annuale, utilizzato da una orchestra per l’intera stagione concertistica”. Meditate gente……meditate…. Buona Musica a tutti!!! Sergio Grillo (violoncellista diplomato e Laureando D.A.M.S )Festival di Sanremo….. Singolare fenomeno italiano di Sergio Grillo
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