play_arrow

keyboard_arrow_right

skip_previous play_arrow skip_next
00:00 00:00
chevron_left
volume_up
chevron_left
  • play_arrow

    AmicaFm The Way Of Your Life!

News

Più Chiambretti che Baudo

today26/02/2008 5

Background
share close

Le sorprese: Morandi canta «Volare», i cloni del conduttore Uno fa l’imperatore e l’altro il disturbatore Pierino esordisce: Pippo non c’è, ha fatto un passo indietro

DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SANREMO — A sorpresa è Gianni Morandi ad aprire il Festival di Sanremo. Canta «Volare » e la celebrazione dei 50 anni della canzone che ha cambiato la musica italiana è compiuta. Ma il Festival è di Pippo Baudo e Piero Chiambretti, conduttori in stile «coppia di fatto» — come dicono loro — che ieri sera hanno aperto la 58ª edizione del Festival di Sanremo. Altro che festival a-politico. Altro che rispetto ferreo della par condicio.

È tutta un’allusione, una battuta, un rimando a partiti, personaggi, votazioni. Come era immaginabile il gioco funziona, Pippo imperatore, Piero disturbatore, e pure qualcosa di più. Chiambretti scende per primo la scalinata: giacca bianca e scarpe tricolore. Annuncia: «Baudo, come Fidel Castro, ha fatto un passo indietro e si è ritirato. Grazie Pippo ». Arriva la presentazione vera, anzi no. Dovrebbe scendere Baudo. Al suo posto arrivano uno alla volta dei «tarocchi», ben dodici sosia del conduttore siciliano. «È spaventoso, terribile, allontanate i bambini dal video — urla Chiambretti —, Baudo si riproduce più velocemente della Ventura. Basta è un incubo. L’invasione degli ultrabaudi mostruosi». Spiazzante la trovata del conduttore di Markette. Ma divertente, la gente ride in sala. Il palco del Teatro Ariston si riempie di orribili cloni. «Sono i 12 Pippi Baudi che hanno presentato i 12 Festival di Sanremo dal 1968 a oggi» declama Piero che ha preso chiaramente in mano la situazione (altro che spalla, altro che disturbatore). Arriva sua Maestà «Pippo tredicesimo»: spunta da una botola e sale come il Profeta della kermesse. Dice chiaro Baudo che «noi non siamo né da una parte né dall’altra, ma in cielo». Ecco è l’inizio dei doppi sensi e degli equivoci politici.

Chiambretti estrae dalla tasca la liberatoria che tutti hanno dovuto firmare prima di salire sul palco del teatro Ariston per garantire il rispetto delle regole della par condicio. «Firmi Baudo — lo incalza Chiambretti — sia Clemente, non faccia Casini». E ancora: «Faccia il Cavaliere fino in fondo ». Non ha mezzi termini Piero: «Questo è stato etichettato come Festival comunista. Abbiamo le prove del passato di Baudo». Insomma, il gioco è fin troppo svelato. Ma funziona. Chiambretti riesce a trascinare sua Maestà nell’ironia, nell’eccesso, nel paradosso. E funziona soprattutto quando Piero interrompe la liturgia che Baudo — per piacere e per dovere — non smette di celebrare. Alle 21.40 arriva la bionda (la mora comparirà stasera). È molto bella, si chiama Andrea Osvart, fa l’attrice, veste Dior: è incantevole nel suo abito fucsia. Forse più attraente di lei, in questi ultimi Festival, solo Laetitia Casta. Canta una canzone, ma la voce non è per nulla esaltante. Accenna un balletto, ma i passi non sono affatto convincenti. Dice pure che per entrare in Italia dall’Ungheria si è fatta passare per domestica. Poi piagnucola e si commuove per la gioia di essere lì, al fianco di Pippo. A Baudo è piaciuta fin dal primo incontro, inutile discutere. Ficcante e cinico, Piero sentenzia: «Assomiglia alla Ricciarelli magra per questo l’hai presa ». Baudo con lui è pronto a tutto e per portare a casa il risultato (oggi l’enigma ascolti), lui, uomo di spettacolo, accetta battute d’ogni tipo. È stato pronto pure a risparmiare come gli ha chiesto la Rai. Ha rinunciato alle grandi star internazionali, e ha detto sì a tutti quelli disposti a venire gratis in cambio di una bella promozione. E così ieri sera si è esibito Lanny Kravitz cui è bastato un rimborso spese, e Carlo Verdone cui sono bastate le arance siciliane inviategli da Pippo.

E soprattutto un grande spottone al suo film in uscita Grande grosso e Verdone. Ma tra una gag e una canzone, un ospite e una valletta, inutile allontanare il fantasma: si affaccia sempre e comunque lei, la par condicio. Anzi, la «San condicio». I due conduttori ricordano al pubblico che «stasera si vota, anzi si televota ». Appare un muro «elettorale » con tanto di manifesti. «Abroghiamo i ritornelli» strilla il poster di Baudo. «Io canto da solo» annuncia quello di Chiambretti. Non c’è fine al gioco chiambrettiano. La lettura scelta per questa kermesse post-crisi di governo, non poteva essere che questa. «Non facciamo giri di Walter» ridacchia Pierino…

Maria Volpe

Written by: admin

Rate it

Previous post


0%