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Ci sono anche due coltelli tra gli oggetti che la polizia scientifica ha raccolto sulla piazzola dell’autostrada A1 vicino ad Arezzo dove Gabriele Sandri e i suoi quattro amici si sono scontrati con i tifosi juventini a bordo della Mercedes. Accertamenti sono in corso per attribuirne la proprietà. Intanto il pm Ledda ha ascoltato la versione di uno dei giovani che avrebbe avuto uno scontro con i tifosi laziali amici del giovane ucciso.
Il “testimone” – così l’ha definito il procuratore di Arezzo, Ennio di Cicco – era nella Mercedes Classe A che avrebbe lasciato l’area di servizio subito prima che il colpo fatale raggiungesse Gabriele. Il teste nulla avrebbe potuto aggiungere sulle mosse dell’agente che ha sparato, ma solo dare la sua versione sullo scontro precedentemente avvenuto con Sandri ed i suoi amici.
Il procuratore:”Poliziotto,gesto imperdonabile”
Sull’indagine parla il procuratore capo: “Sembra che questo poliziotto abbia sparato ad altezza d’uomo – ha spiegato parlando di Luigi Spaccarotella, l’agente indagato per l’omicidio – un atteggiamento del genere sarebbe stato imperdonabile anche se fosse stata fatta una rapina”. Poi ha aggiunto che per ora l’ipotesi di reato è sempre di omicidio colposo. Riguardo il contributo del nuovo testimone: lui e i suoi amici “non hanno assistito agli spari”, ha detto il procuratore.
Anche su questo gruppo di persone non mancano i punti interrogativi. Sono dei tifosi della Juventus, si dice, ma gli investigatori non lo confermano. Pare che il testimone si sia presentato spontaneamente, rispondendo a un appello lanciato giorni fa dal questore di Arezzo, Vincenzo Giacobbe. E’ arrivato accompagnato da un adulto, a bordo di un’auto targata Roma.
Testimone:”Sparava a braccia tese”
Se il nuovo racconto è stato scarso, ben più consistente è quello di uno dei due (ma potrebbero essere di più) testimoni che nei giorni scorsi hanno detto di aver visto l’agente sparare a braccia tese. Uno di loro “stava sulla macchina della vittima – ha spiegato il procuratore – ha visto l’agente che sparava ad altezza d’uomo. La stessa cosa hanno confermato gli altri” che stavano sull’altra carreggiata, da dove è partito il colpo dell’agente.
Quella che potrebbe essere stata la dinamica dell’omicidio è stata spiegata da Michele Monaco, il legale della famiglia della vittima. “Fin dall’ inizio – ha raccontato – almeno un testimone aveva già detto agli investigatori che l’agente aveva sparato con il braccio teso. Il foro del proiettile nel finestrino dell’auto su cui viaggiava Gabriele presenta un’inclinazione compatibile con l’ipotesi che l’agente abbia sparato da una collinetta”, come quella dove da giorni si cerca un bossolo. “Probabilmente – ha concluso Monaco – quando è stato raggiunto dal colpo, Gabriele aveva la testa reclinata, nella posizione di una persona che sta riposando”.
L’agente: “Braccio teso era involontario”
Anche l’agente Spaccatorella – a quanto trapelato – avrebbe confermato di aver sparato con il braccio teso, ma, a suo dire, involontariamente. “Stavo correndo per arrivare a vedere l’auto sulla quale i cinque stavano salendo dopo la partenza della Mercedes, per leggerne la targa e per vedere poi dove si sarebbe diretta” avrebbe detto agli inquirenti. Gridava, mentre correva, “fermi! polizia!” – ha raccontato – e avrebbe alzato il braccio che impugnava la pistola per mostrarla ed intimorirli. Quando sarebbe partito il colpo.
Il reato per il quale è indagato resta per ora, ha confermato il procuratore, quello di omicidio colposo. Intanto in questura sono stati notati giungere anche alcuni funzionari del Viminale, probabilmente quelli incaricati dell’inchiesta amministrativa a carico dell’agente Spaccatorella, ma secondo voci anche con il compito di ricostruire come siano andate le cose dopo il “tragico errore” compiuto dall’uomo della polstrada.
TGCOM.IT
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