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LA FESTA DEL CINEMA A ROMA

today19/10/2007

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ROMA
La vetrina della libreria della Festa del cinema a Roma è uno sfolgorante tutto-Veltroni: file di Veltroni piccolo principe. Storie, miti e segreti dell’uomo che vuol guidare l’Italia di Damilano-Cerina-Martini; La nuova stagione di Veltroni e sempre di Veltroni Che cos’è la politica? Dvd di 90 minuti «con la lezione sulla bella politica». A inaugurare il concorso c’è invece il francese Le deuxième souffle di Alain Courneau, due ore e 40 minuti di sparatorie e di Monica Bellucci bionda: francamente, troppo.

La sparatorie hanno qualcosa di particolare: quando un uomo viene ferito o ucciso, si vede il sangue zampillare dal foro d’uscita dei proiettili, gli indumenti strappati dalle pallottole, la pozza che si allarga sul pavimento, proprio nulla a che vedere con le composte e igieniche morti americane. La Bellucci pettinata alla Bardot (siamo a Parigi nei ’60), è padrona di un locale, la biondezza che non le si confà è insidiata dalla riga nera della crescita dei capelli e da sopracciglioni bruni da donna imperiosa e amata. Il film è il rifacimento di un lavoro 1966 di Jean-Pierre Melville con Lino Ventura, tratto da un romanzo di Josè Giovanni (titolo italiano bislacco Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide): il tentativo è uguagliare due autori classici del noir francese, e non è riuscito.

I personaggi hanno nomi da cani (Gu, Jo, Poupon, Blot). Il tono oscilla tra il seppia e altro sostituto del bianconero. Una piccola patina di nostalgia per un mondo perduto immalinconisce il protagonista Daniel Auteil che è stato troppo in prigione per non sentirsi obsoleto, e che sa di non avere futuro: «Mi cercano. Mi cercheranno sempre». Le imprese criminali materiali e antiquate (furto di lingotti d’oro) sono appesantite da una particolare enfasi sentenziosa: posando sul tavolo tre pallottole, un poliziotto annuncia: «E’ la morte di due uomini». Auteil, il gangster all’antica disposto a morire per salvaguardare il proprio onore di uomo che non ha mai fatto la spia nè messo nei guai i compagni, è grosso, corre male, ansima: ma non è Jean Gabin. Sotto le ruote delle auto, l’asfalto è lucente di pioggia perenne. C’è il biliardo, c’è pure la pétanque, le bocce. I poliziotti di Marsiglia torturano la gente costringendola a ingollare litri d’acqua (come in Algeria con gli arabi). Gli appuntamenti si danno sulle banchine del porto o davanti alle fabbriche dagli alti fumaioli. Purtroppo tutto questo è lento, lungo, pervaso da una retorica che oggi non ha più alcun senso romantico, e figura piuttosto ridicola. Peccato, non si comincia bene: c’è da sperare che l’attenzione nella scelta dei film non sia tanto poca quanto lo scorso anno; c’è da sperare che ci si renda conto che la produzione contemporanea non consente più il nutrimento neppure dei festival classici che hanno cinquanta, sessanta, settanta anni, figurarsi di tutti i festival che nel mondo, invece, si moltiplicano.
LASTAMPA.IT

Written by: admin

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