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PALERMO – “Ho scelto Palermo perché la considero una grossa piazza, che può favorire il mio rilancio. Fra i miei obiettivi, nella prossima stagione, c’è anche il ritorno in Nazionale. Se il ct ritiene che io meriti la maglia azzurra sarò felice di indossarla”. Così Fabrizio Miccoli, nuovo attaccante del Palermo, si presenta a stampa e tifosi al suo arrivo in Sicilia, dopo due anni trascorsi in Portogallo, dove ha indossato la maglia del Benfica.
Nel caldissimo pomeriggio palermitano l’entusiasmo si taglia a fette. Piazza caldissima, che s’infiamma e poi esplode: 3-400 tifosi lasciano la spiaggia e raggiungono il vicino albergo di Mondello, dove l’attaccante proveniente dal Benfica incontra la stampa. I tifosi prima inneggiano a Giovanni Tedesco, anche lui ha lasciato il mare per dare il benvenuto da padrone di casa (è palermitano doc) al nuovo beniamino. “Con Fabrizio giocavamo nel Perugia di Gaucci e di Cosmi. Lui è un grande attaccante, se inquadra la porta difficilmente il portiere riesce a evitare il gol. Ma soprattutto, Miccoli è un bravissimo ragazzo”.
E lui, Miccoli, confessa di emozionarsi come “da tempo non accadeva”, non appena gridano a squarciagola il suo nome. “Dopo un po’ di anni mi sono emozionato ancora – sono le prime parole da rosanero -. Non mi aspettavo un’accoglienza simile. Spero che questa allegria della gente venga confermata anche in futuro”.
Miccoli confessa che la sua è stata una scelta dettata soprattutto da esigenze familiari: “Se non avessi avuto famiglia, probabilmente sarei rimasto a Lisbona. Mia moglie voleva tornare in Italia, Palermo mi è sembrata la soluzione ideale. Non è che nel Benfica mi trovassi male: ero trattato come un re e mi sono preso delle grandi soddisfazioni, perché ho avuto la fortuna di giocare la Champions contro squadre di altissimo rango. Ho vissuto due anni straordinari. Poi ho fatto una scelta di vita”.
Miccoli aveva lasciato l’Italia sbattendo la porta. La Juventus, dopo avergli concesso la maglia bianconera per una stagione, gli aveva preferito altri colleghi di reparto. Miccoli si era visto scaricare prima alla Fiorentina, poi al Benfica. Un giorno aveva dichiarato. “Tornare a Torino per me sarebbe disastroso”.
A Torino, di fatto, non ci tornò mai. “Il mio sentimento per la Juve? Non esiste un sentimento – ammette -. La Juve è stata una tappa della mia carriera: in bianconero ho segnato 9 gol in campionato, partendo quasi sempre dalla panchina. Ritengo di avere disputato un’ottima stagione, ma non è servito a farmi a guadagnare la riconferma. A Torino ho conosciuto grandi campioni, ma non ho rancori nei confronti di nessuno”.
A Firenze, poi, la storia si è ripetuta e Miccoli non è riuscito a rimanere aggrappato alla maglia viola. “Non so cosa non ha funzionato con la Fiorentina. Dopo essere stato fra i protagonisti della salvezza pensavo di restare e invece sono finito a Lisbona”.
C’è anche chi lo ha soprannominato il bomber con la valigia in mano, visto che spesso è costretto a trasferirsi. A Palermo, però, forse anche per una questione di maturità, Miccoli dice di volerci rimanere a lungo. “Spero di rispettare il contratto che scadrà nel 2010. Conosco le ambizioni di questa società, ero dell’idea che avrei lasciato il Benfica solo per un grande club e penso di averlo trovato. Prova ne sia che la trattativa fra Palermo e Juve è durata un mese e mezzo, per firmare il contratto a me è bastato solo un minuto”. Per il resto “spero di segnare, anche se di gol non ne ho mai realizzati tantissimi. A me i gol piace anche farli fare”
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